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loro parlate non sappiamo ancora se si possono riaddurre ad un ceppo solo. E così il Morton accrebbe il numero di Bory fino a 22.

Celti 4. Arabi 5. Libi 6. Ni-
Tartari 10. Chinesi 11. Indo-

1. Caucasici 2. Germanici 3. lotici 7. Indiani 8. Mongolici 9. Chinesi 12. Popoli polari 13. Malesi 14. Polinesi 15. Negri 16 Cafri 17. Ottentoti 18. Negri Oceanici 19. Australiani 20. Alfurus 21. Americani 22. Toltechi.

Ma questo numero evidentemente non basta; perchè ammettendo il criterio del Morton sarebbe veramente strana l'unicità della razza americana, contro la quale molti autori protestano anche oggi. Come si può mettere a paro il Boto cudo coll'Algonchino? E perchè dobbiamo fare una specie sola dell' Ottentota e del Boschimani? Ventidue tipi primitivi son troppo pochi, e saran pochi anche quarantaquattro, perchè quando si elevano a tipi originarii le forme intermedie tra le razze umane, un numero determinato non basta più.

Rifacciamoci un po' indietro, e riassumiamo in brevi parole tutto il corso della nostra argomentazione. Abbiamo detto che quando tra forme organiche c'è un intreccio svariato di caratteri, e per conseguenza una molteplicità di forme intermedie, i naturalisti sogliono classificare queste forme come razze e non come specie. Abbiamo volto un rapido sguardo alle razze umane, ed in esse non c'è accaduto di rilevare un carattere solo, il quale non si trovi nelle razze più disparate. Parimenti abbiamo veduto come tra le razze più lontane ci sono tante forme intermedie, che i viaggiatori trovano sempre smentite nel fatto quelle rigide separazioni che sogliono fare i sistematici.

Questo criterio del flusso dei caratteri e della mobilità dei tipi rinverga coll' altro della fecondità. Imperocchè non potendosi ammettere che sieno originarii tutti quei tipi che l'Etnografia distingue accuratamente, egli è giucoforza spiegarli col vario incrociamento dei pochi tipi principali. Ecco adunque una prova di fatto che non solo le razze umane sono tra loro feconde, ma che i tipi intermediarii che si formano dopo un certo tempo acquistano la stabilità delle razze madri.

Se non si accettasse questa spiegazione, si dovrebbe ammettere che le modificazioni, le quali costituiscono i tipi intermedii, sieno prodotti dall' efficacia degli agenti esteriori. Nel qual caso, posto anche che non si vada incontro a difficoltà gravissime, si ammette che le forme umane si modificano coll'andare del tempo e sotto l'influsso dell' ambiente. Sì l'una come l'altra spiegazione non può accomodare ai Poligenisti. Non la prima, perchè allora si ammette la fecondità tra le razze umane più disparate, cioè a dire, si ammette il criterio monogenistico; nè può andare ai versi la seconda spiegazione, perchè con questa si distrugge il criterio della permanenza, che è come la pietra fondamentale di tutte le argomentazioni poligenistiche.

F. Tocco.

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IDDIO NE SCAMPI DAGLI ORSENIGO

IX.

Che Maurizio compisse il suo dovere, gli antecedenti cel guarentiscono; ed anche in certo modo la promozione, ch'ebbe nell' Ordine Militare di Savoja, benchè gli sconci abusi e la prodigalità nel conferirlo ad alcuni, abbiano scosso un po' il prestigio, che godeva, e la venerazione, che ispirava quel bel nastro. (Bisogna però distinguere fra esercito e corpo Volontari: nel primo, ricompense mal date furono eccezioni singolari; e precisamente l'opposto accadde nel secondo.) Non parlo d' una ferita, perchè la ferita, quantunque un poeta l'abbia chiamata

l'altière faveur,

Que fait la guerre au brave illustre, au preux sauveur.

spesso scende sull'immeritevole e sul vile, trascurando il prode arrischiato anche le sciabolate, le lanciate, le palle si distribuiscono un po' a casaccio, come le decorazioni. Dopo la guerra, vennero le aspettative per riduzione di corpo; e furono interrogati gli ufficiali, se desiderassero esservi compresi. II Della-Morte rispose che si; e stava a Milano col reggimento, aspettando questa desiderata aspettativa insieme con la licenza d'imprendere un lungo viaggio all'estero, chi sa gli giovasse per guarire dell' ostinata almerindite Quando un giorno, ch' egli passeggiava per la Corsia, o, come

officialmente si chiama, pel Corso Vittorio-Emmanuele. si trovò proprio di fronte alla Signora Radegonda Orsenigo-Salmojraghi, che sboccava dalla via di San Pietro all'Orto. Certo, egli avrebbe voluto solo tutt'al più salutarla alla sfuggita: la vista di colei, che gli era stato angelo di sventura, che lo avea scorto piangere e soffrire, non poteva rallegrarlo. Ma ella non sofferse, ch' egli passasse oltre; anzi il fermò arditamente, ed il rimproverò di trattenersi da un mese in Milano, senza essere stato a visitarla.- « Vi ho aspettato ogni giorno,

da che i giornali mi hanno annunziato l'arrivo del Reggi«mento. Spero, che non mi disconoscerete o rifiuterete per 1 amica, neh? Stasera, sarò in casa tutta la serata............. » Cosa poteva fare Maurizio, se non domandarle il permesso di venire la sera stessa a chiederle scusa per non aver potuto venire prima, oppresso da tanti affari? Il permesso gli fu accordato; ed egli, bestemmiando in cuor suo il caso impertinente, che gli aveva fatto dar di naso proprio in quella pettegola, bestemmiando l'obbligo, in cui era, d'approfittare del permesso per non parer villano, si accommiatò dalla signora, sotto pretesto del rapporto, cui non poteva mancare.

Se mai vi fu gioja schietta e casta, fu quella della Radegonda in quel giorno! Oh da lungo tempo ormai si era capita; e ben sapeva di amarlo d'un amore non punto minore dello, affetto, ch'egli aveva provato per l'Almerinda. Non pensava, che egli od altri potesse mai accorgersi della sua insania; non audava neppure a fantasticare d' una soddisfazione qualunque ; non rifletteva, che chi scherza col fuoco corre gran pericolo d'abbruciacchiarsi le mani.... no! Sapeva sol questo di amarlo, e che l'avrebbe rivisto, rivisto lui, che amava, lui, che aveva pericolato a Custoza, lui ferito, lui fregiato ora più riccamente il petto per nuovi atti di virtù. L'avrebbe rivisto la sera e parlerebbe seco a lungo. E si trattava di cancellare la funesta impressione del colloquio di Napoli, così che dopo fosse spesso indotto in tentazione di tornare a visitarla. Bisognava esser civetta un po', ma naturalmente civetta; e dimostrargli bene il rimpianto del male fattogli, senza toccar mai reminiscenze troppo pericolose a ravvivarsi. E tutto questo, per la Radegonda, era senza secondi pensieri o secon

di fini. Lo amava e desiderava vederlo: ecco tutto il tutto, tutto l'arcitutto, non altro. Le basterebbe il vederselo innanzi per sentirsi colmo l'animo di tranquillità, di pace; avrebbe consentito anche a non parlargli punto, pur di non averlo lontano; avess'egli anche chiacchierato tutta la sera non con lei, anzi col marito, anzi con una qualunque visita importuna, che fosse sopravvenuta, sarebbe stato sempre una grande consolazione per essa. Non che concepire alcun desiderio men che puro, non accoglieva neppur quello di accaparrare esclusivamente per sè un giovanotto brillante, per l'intiera serata: chiedeva solo di poterne udir la voce, di poterlo guardare talvolta di soppiatto. O che era troppo? Io nol direi.

Se mai uomo bestemmiò dal profondo del cuore Dio, la Madonna, i santi, i morti, e profferi sdegnosamente l'improba esclamazione, che sembrava all'Alfieri in tutto femminil querela, fu certamente Maurizio in quel giorno lì. Nessun incontro avrebbe meno desiderato, nessuna visita poteva tornargli più esosa : «Giusto costei m'aveva a capitar tra' piedi !»Oh, intendiamoci! fate conto, che ad ogn'inciso egli attaccasse un moccolo o facesse seguire una parolaccia. Io non posso registrar queste amenità, queste interjezioni, questi fregi della creazione, per centomila buonissime ragioni anzi attenuo tutte le espressioni, che riferisco; sennò, che si direbbe? Supplite voi, pratici lettori; ristabilite voi il testo schietto del monologo, ch' io mutilo. - << Sissi«gnore, amica! mi si protesta amica! Io credeva, che aquesta parola non potesse profanarsi più di quel, che è ogni giorno profanata ad incogniti, ad indegni: ma, dio sagra<< to, ci vuol una bell' impudenza a dire ad uno in faccia : li sono amica, dopo avermi fatto ciò, che questa lombarda « de' miei stivali m' ha fatto. Doveva venir da Milano a cor« reggere i costumi delle Napoletane! Con quella smania.... « di moralizzare, poteva mettersi a predicare nel suo paese, « che pare, a quanto dicono, che ci sarebbe molto a fare. E << questo porco sigaro, che non vuol fumare manco esso. Vatti «a fare.... benedire tu e lei!»> E, buttando via dispettosamente il sigaro, che gli s'era spento, mentre parlava con la Salmojraghi, e non gli riusciva di riaccendere, perchè invece

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