Page images
PDF
EPUB

Avendo dimostrato per quanto lo permetteva la ristrettezza di un articolo da giornale, che la lingua sacra samskrdamica è senza dubbio veruno il primo tipo e la primitiva madre, anche delle lingue latina, teutonica e greca, parlerò ora brevemente della ricchezza e dei pregi della medesima, onde compiere la mia promessa.

In quanto alla ricchezza ed ai pregi di questa bellissima lingua, ripeterò qui prima di tutto il giudizio che ue pronunziarono gli autori delle Ricerche Asiatiche, a pag. 422 della loro opera, ed al quale aggiungerò alcune altre considerazioni. The samscrit language, whatever be its antiquity, dicono essi, is of a wonderful structure; more perfect than the Greek, more copious than the latin, and more exquisitely refined tham either.

Ed i medesimi autori sono di parere con molta ragione, che tutte le opinioni dei greci filosofi, tutti i loro dogmi, e tutte le loro sette, sieno derivate dalla scuola brahmanica; tanto è grande l' affinità, che si scorge fra l'una e le altre.

Fra le tante ragioni che provano la verità di questa asserzione, io mi contenterò di aggiungere le seguenti, cioè: 1. che la lingua samscritica abbonda superiormente a tutte le lingue finora conosciute di nomi, di verbi, e di voci di ogni maniera: 2.o che non v'è lingua al mondo la quale possegga un si gran numero di vocaboli di ogni specie, e particolarmente astratti e tecnici, per potere scrivere con precisione ed esattezza non solamente su qualsivoglia materia letteraria, ma eziandio su qualunque ramo di filosofia, e di qualunque altra scienza. E di più vi si trova si gran copia di termini teologici e metafisici, quale non ebbero mai la metafisica, e la teodozia, o egiziana o greca o romana, e neppure la nostra teologia scolastica: 3.o che ha un maggior numero di declinazioni e di coniugazioni di tutte le altre lingue: 4. che oltre ad aver tre numeri, come hanno la lingua greca e molte

altre, la samscritica ha pure un maggior numéro di casi nelle declinazioni dei nomi, e di tempi nelle coniugazioni dei verbi; poichè i Brahmani hanno sette casi oltre il vocativo, che non lo contano per caso, non essendo che il nominativo con avanti la particola he, ed hanno tre perfetti, tre futuri e tre imperativi, uno dei quali si direbbe imperativo assoluto, il secondo imperativo desiderativo, ed il terzo permissivo: e quindi una gran quantità di participii, gerundii, supini, e simili; ciò che porta una immensa varietà nelle frasi, e quella precisione ed esattezza nelle espressioni, che non si ottiene quasi mai nelle altre lingue: 5. finalmente, che il meccanismo della grammatica samscritica è molto più ragionato e più filosofico, che non è quello della grammatica di tutte le altre lingue, e che per ogni voce che occorra, avvene una quantità incredibile nel gran Dizionario di Amarasinha.

Alla straordinaria varietà e ricchezza della lingua samscritica, si potrebbe opporre da taluno che vi è la lingua.araba, la quale pure è ricchissima, e grandemente variata nelle sue espressioni e nelle sue frasi. E v'è chi sostiene, che gli Arabi hanno fino a cento vocaboli per dir fonte, trecento per dir rosa, cinquecento per dire spada, e fino a mille per dir camelo; ma io rispondo, che non trovandosi registrate tutte queste voci in nessun Dizionario arabo conosciuto, ove auzi non se ne trovano neppure la decima parte, deve credersi che questa non sia altro che una di quelle iperboli orientali, di cui tanto abbondano e tanto si dilettano gli autori arabi, e convien riguardarla per una esagerazione simile a quella ch'io lessi una volta, non mi ricordo in qual libro, che un principe arabo aveva un dizionario della sua lingua, che ci volevano sessanta cameli per portarlo. Io son persuaso che non siasi trovata mai nell'Arabia una biblioteca intiera, la quale contenesse tanti libri da caricare:

[ocr errors]

sessanta cameli. Non è però cost della maravigliosa ricchezza della lingua samscritica: e chiunque voglia vedere la prova inconcussa di quanto ho detto, non deve far altro che aprire la grammatica brahmanica detta sidharùbam, l'altra intitolata Vyakarana che è di Amarasinha, ed il dizionario dello stesso autore.

Eppure, una lingua così bella, così dotta, così filosofica, così ricca, e cosi utile per la retta intelligenza di molti antichi monumenti, e per internarsi nel santuario della sapienza dei primi filosofi del mondo, non solamente rimase per molti secoli sepolta nelle sue native contrade, e riserbata ai soli brahmani che ne facevano il più profondo mistero agli europei; ma non se ne conobbe in Europa neppure il vero Alfabeto prima dell'anno 1772, in cui lo diede alla luce, coi tipi della Propaganda di Roma, il Padre Clemente Peanio Alessandrino carmelitano scalzo, e missionario apostolico a Verapoli nelle Indie orientali. Egli dunque, benchè gli dasse un nome un poco erroneo, perchè intitolò il suo libro, che è di 100 pagine in 8.° Alphabetum GrandonicoMalabaricum, sive samscrudonicum, fu nondimeno il primo che diede all' Europa letterata i veri caratteri sacri dei brahmani, o samskrdamici, uniti a qualche notizia meno inesatta intorno a questa lingua: poichè il suo libro, che è preceduto da una dotta prefazione di 28 pagine dell' eruditissimo Cristoforo Amaduzi, allora presidente della stamperia di Propaganda, contiene, oltre l'alfabeto colla sua spiegazione, anche la maggior parte delle combinazioni o nessi di lettere, per potere scrivere in samscritico e leggere le opere che vi sono seritte ed inoltre alcune brevi nozioni grammaticali, ma elementarissime, ed anche le note numeriche fino a dieci millioni, comprese in otto tavole, poste in fine del libro medesimo.

Del resto, tutto quello che fino allora si conosceva

d'Indiano, erano gli alfabeti di alcune altre lingue di quella immensa regione, e fra queste particolarmente alcuni saggi della lingua Telugica e della Tamulica, pubblicati per opera di Begnamino Schultz, il quale diede in luce in Hala Magdeburgica l'anno 1746 anche un catechismo, ed altri opuscoli di etica scritti in quella lingua; come pure le istituzioni grammaticali della lingua Tamulica di Bartolommeo Ziegenbalgio, Missionario del re di Danimarca, erano state colà stampate fino dall'anno 1716.

Avea per verità risuonato alle orecchie dei letterati il nome dei caratteri Grandonico Malabarin o Samscrudonici, e si pretendeva che fossero quelli coi quali si vedono scritti i nomi delle erbe nell' Orto Indico-Malabarico, opera pubblicata in Amsterdam nella tipografia di Gio. Van Semerez, e distribuita in nove tomi in foglio, fino dall'anno 1678, da Enrico Van Reed, Governatore del Malabar, e da Giovanni Caseario, ecclesiastico nella Cochinchina, colle note ed i commentarii di Arnoldo Sienio, e di Giovanni Comelino. Si ve-dono raccolte in quest' opera tutte le piante più rare del Malabar, e vi sono delineate coi loro fiori, frutti e seini, e coi nomi espressi in caratteri latini, malabarici arabici e brahmanici. Ma oltre che non si trovano in quest'opera tutti i caratteri dell' alfabeto, e quelli che vį si vedono non sono espressi colle forme tipografiche, essendo incisi in rame, non sono quali vennero spacciati, ma bensì malabarico-tamulici volgari.

Sono parimente tamulici quelli che ripubblicò in carta massima l'anno 1759, col nome di malabarici, l'inglese Carlo Martonio, medico e segretario della R. Società di Londra, nell' opera intitolata, intitolata, letteratura del mondo erudito, di Eduardo Bernardio di Oxford, ossia nella tavola 27 degli alfabeti, la quale fu da lui ristaurata, ed anche accresciuta con alcuni supplementi.

[ocr errors]

Manca eziandio il samscritico in quell'ampia collezione di alfabeti,cui è aggiunta l'orazione domenicale espressa in duecento lingue ed altrettante specie di caratteri, e pubblicata in Lipsia da Gio. Federigo Fritz, cui si uni lo Schultz l'anno 1748, coi tipi del Rumfio, e collo specioso titolo, Orientalisch, und Occidentalisch Sprachmeister; poichè sono tamuliche anche le lettere che ivi si danno per malabariche. E finalmente manca pure nel gran dizionario enciclopedico, ove si annoverano tutti gli alfabeti del mondo, benchè però vi si dia l'alfabeto grandonico, sacro per i brahmani, e vi si tocchi ancora qualche cosa, ma assai leggermente, del sam scrudonico, o samskrdamico.

Tralascio per brevità di accennare ciò che ne dice erroneamente il dottissimo Poliglotto Atanasio Kircher nella sua China illustrata, ove riporta diversi caratteri brahmanici in varie tavole in rame. I quali però sono tutti indostani, o nagarici, e non già samskrdamici, che egli chiama Hamscret: e tralascio pure ciò che ne dicono anche altri, in altre opere, allontanandosi sempre dal vero.

Non posso però negare un tributo di giusta lode al più volte da me citato dottissimo ed istancabile P. Paolino da s. Bartolommeo, uomo fornito a dovizia di ogni maniera di dottrina, e nelle cose e nelle lingue indiane versatissimo.

Questo benemerito missionario fece dono prima d'ogni altro alla dotta Europa di una vera grammatica samskrdamica con i suoi veri caratteri, pubblicando in Roma, coi tipi di Propaganda nel 1790, la sidharùbam dei brahmani da lui tradotta in latino, illustrata con osservazioni, ed arrichita ancora di una dotta dissertazione istorico-critica sulla lingua samskrdamica, e di varii pezzi di poesia tratti dal Bhagavadam, e da lui tradotti ed illustrati. pure

« PreviousContinue »