Rendiconto delle tornate e dei lavori della Reale Accademia di scienze morali e politiche

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Page 11 - Io lascio ai miei figliuoli l'esempio della mia vita ed un nome che ho cercato sempre di serbare immacolato ed onorato. Dirai ad essi che ricordino quelle parole che io dissi dallo sgabello nel giorno della mia difesa. Dirai ad essi che io benedicendoli e baciandoli mille volte, lascio ad essi tre precetti: riconoscere ed adorare Iddio: amare il lavoro; amare sopra ogni cosa la patria.
Page 12 - Ma sarò io dannato a morte? Io mi aspetto sempre il peggio dagli uomini. So che il governo vuole un esempio, che il mio nome è il mio delitto, che chi ora sta decidendo della mia sorte ondeggia tra mille pensieri e tra mille paure: so che io sono disposto a tutto. Sarò sepolto in una galera, con un supplizio peggiore o più crudele della morte?
Page 43 - Lo maggior don, che Dio per sua larghezza Fesse creando, e alla sua bontate Più conformato, e quel ch' ei più apprezza, Fu della volontà la libertate, Di che le creature intelligenti , E tutte e sole furo e son dotate. Or ti parrà, se tu quinci argomenti, L' alto valor, del voto, s' è sì fatto, Che Dio consenta, quando tu consenti : Ché nel fermar tra Dio e l' uomo il patto, Vittima fassi di questo tesoro , Tal, qual io dico, e fassi col suo atto.
Page 13 - Dio, virtù, patria e famiglia si compenetrano, sono cielo e terra, sono una sola religione. In verità in questo secolo non vedo nessuna grandezza morale pari a questa. E se in noi non è spento ancora il senso della vera grandezza, se sappiamo distinguere ancora gli eroi dalle vanità clamorose, siamo fieri che Luigi Settembrini è nato in Napoli, e siamo lieti che per clemenza della storia i grandi soli sopravvivono, e coprono con la loro grande ombra molte vergogne e molte bassezze.
Page 10 - Febbraio 1851, ore 8 del mattino. « Io voglio, o diletta e sventurata compagna della vita mia, io voglio scriverti in questo momento che i giudici stanno da sedici ore decidendo della mia sorte. « Se io sarò dannato a morte non potrò più rivederti, né rivedere le viscere mie, i miei carissimi figliuoli.
Page 11 - ... martiri; morirò, e le ultime mie parole saranno alla mia patria, alla mia Gigia, al mio Raffaello, alla mia Giulia. A te ed ai carissimi figliuoli non sarà vergogna che io sia morto sulle forche. Voi un giorno ne sarete onorati. Tu sarai striturata dal dolore, lo so : ma comanda al tuo cuore, o mia Gigia, e serba la vita per i cari figli nostri, ai quali dirai che...
Page 12 - Dio, consola la sconsolatissima moglie mia e dalle forza a sopportare questo dolore. Mio Dio, proteggi i miei figliuoli, sospingili tu verso il bene, tirali a te, essi non hanno padre, son figli tuoi: preservali da' vizi: essi non hanno alcun soccorso dagli uomini, io li raccomando a te, io prego per loro.
Page 11 - ... amore, quando il mondo ci pareva così bello e sorridente, quando disprezzavamo il bisogno, quando la vita nostra era il nostro amore ? E che abbiamo fatto noi per meritare tanti dolori, e tanto presto ? Ma...
Page 10 - Ricordi troveremo quella compiuta fusione, che un uomo cosi personale può solo attingere, rappresentando se stesso. Sereno nel martirio, quando la patria fu serva, Luigi lasciò al volgo i volgari godimenti della patria libera. Nulla chiese. Aveva ottenuto tutto, più forse che non aveva sognato : Italia, libertà, e un re unico, come ei lo chiamava, verso il quale, come avviene nelle anime credenti, aveva un affetto che rassomigliava all'entusiasmo di un santo. I re ignorano spesso quelli che li...

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