Page images
PDF
EPUB

Premesse queste cose, il Tulelli comincia dalla infallibilità nel dominio della scienza. Egli passa a rassegna per sommi capi i principali sistemi filosofici sotto il rapporto delle forze della ragione umana e della coscienza di esse. E quì mostra che innanzi tutto sorge un sapere spontaneo ma d'ingenuità puerile, che ad esso tien dietro da prima un dogmatismo empirico che riesce ad una teorica fisica del mondo, ove non riluce l'idea di una mente ordinatrice, ed il pensiero è svolgimento tardivo del principio unico materiale, e poscia un dogmatismo razionale per cui la scienza è fatta consistere nell'universale e nell'assoluto della ragione, e la verità vien desunta non dalla sensazione ma dall'idea; che dalla lotta fra l'empirismo e l'idealismo rimane scosso lo spirito umano e riesce allo scetticismo dei sofisti; nel quale non potendo rimaner pago l'intelletto come in uno stato di dubbio assoluto, si ripiega nella riflessione di sè stesso mercè lo spirito critico. E congiungendo due momenti, cioè Socrate e Cartesio, mostra che essi rappresentano entrambi il richiamo della speculazione filosofica allo studio della coscienza e del pensiero, e che da essi vennero a luce le grandi filosofie, cioè da Socrate la teorica platonica delle idee e la dottrina del Cartesio sulle idee innate, per cui surse una invitta fidanza nelle forze della ragione umana; e da questa fidanza s'ingenerò il dogmatismo razionale e sistematico che si afferma in possesso della verità assoluta, e il misticismo dogmatico che pretende alla comunicazione diretta ed immediata con Dio. Che infine a questo dogmatismo razionale e mistico dovea tener dietro una nuova rivelazione dello spirito critico, la quale venne fuori con Emanuele Kant, che fu il Socrate dell'età moderna, richiamando la ragione a far la critica di sè stesso; e che per una logica filiazione i germi posti dal Kant furono svolti nell'idealismo del Fichte, nella dottrina dello Schelling sulla identità tra il reale e l'ideale, e nella speculazione hegeliana per cui la Natura e lo Spirito sono i momenti successivi per i quali si esplica e si concreta l'infinita potenzialità dell' Idea.

Mostrate in tal guisa le leggi onde lo spirito nelle sfere della scienza con alterne vicende ora oscilla tra la certezza ed il dub

8

bio del vero, ed ora sicuro di sè afferma infallibile l'infinita potenza della ragione umana, il Tulelli discende ad esaminare l'infallibilità nel dominio della politica. Lo spirito (dic'egli) non vive solo nella vita interiore della scienza, ma si esplica e crea il mondo umano o civile mercè l'organismo dello Stato come sintesi della vita sociale. Ora dove risiede la vis intima dello Stato, la Sovranità che dee dirigerne la vita ed il movimento? Nel rispondere a questo problema, mostra il Tulelli che lo spirito umano per l'unità ed identità del processo logico e della realtà segue i medesimi processi adoperati nella soluzione del problema della scienza. Così enumera egli da prima l'empirismo politico, per cui gli uomini sono atomi erranti nel vuoto della vita, sostenuto dall'Hobbes, e dopo questo, il dogmatismo spiritualista politico che ripone nella ragione e nella volontà assoluta la fonte originale della Sovranità con le forme differenti di essa dalla Teocrazia pura alla dottrina del Dio Stato, e poscia il misticismo politico della Teocrazia che si riverbera nel principio del così detto diritto divino.

Ma, soggiugne egli, la ragione non può a lungo tollerare che ella sia spoglia della virtù di concepire il diritto, e crede invece poterlo cogliere da sè come forma divina nell'organamento dello Stato; da prima nelle specie ristrette della monarchia e dell'aristocrazia e poscia in quella della democrazia; le quali tre forme politiche il dogmatismo speculativo ed assoluto deduce dalla sua dottrina metafisica dell'assoluta identità ed unità della ragione umana e divina. Nello Stato infatti secondo questo sistema la ragione assoluta si concreta e diviene il Verbo infallibile del vero politico, della Sovranità e del diritto. Il che costituisce un dogmatismo assoluto metafisico e politico, ai pronunziati del quale pare che ripugni di acquetarsi la coscienza politica delle nazioni come a quelli che contengono in germe la dottrina sistematical dell'assoluta fatalità e del dispotismo.

A questa seconda Parte della sua trattazione mette fine il Tulelli col mostrare che a quelle tre forme, prevalse negli antichi Stati e nel Medio Evo, il pensiero moderno ha sostiuito un concetto più razionale e rispondente alle esigenze ed ai fini della

vita, creando lo Stato rappresentativo, fondato sul principio che non la ragione o la volontà di questo o di quell'altro individuo, di questa o di quell'altra casta, ma la ragion comune o l'universale volontà della nazione possa profferire la infallibile parola del diritto ed abbia la potenza dell'imperio e della dominazione politica. Il qual concetto politico (dic'egli) è un postulato della teorica più generale del progresso indefinito della natura e dell'umanità, per cui la vis intima dello spirito si affatica alla libera e razionale effettuazione, per mezzo dello Stato e nello Stato, dello ideale della vita dell'Umanità.

Viene da ultimo il Tulelli all' infallibilità nella sfera della religione, per la quale egli dice aversi ad intendere la religione positiva e storica come instituzione sociale. Ogni religione positiva presuppone un Verbo rivelato direttamente da Dio. E il Cristianesimo più d'ogni altra religione si fonda sopra l'assoluta infallibilità del Verbo rivelato. Il Cristo e la sua Parola, ecco (dic'egli) la essenziale ed obbiettiva infallibilità del Cristianesimo. Ma questa obbiettiva infallibilità presuppone l'infallibilità subbiettiva dei credenti. Or questa subbiettiva infallibilità a chi si appartiene? È essa propria della Chiesa universale o della singola personalità del Pontefice? Essa o appartiene a tutti i credenti, cioè alla Chiesa riunita in Concilio ecumenico, o a ciascun credente individualmente preso, o ad un solo uomo eletto, al Supremo potere della Chiesa. E così ci ha tre sistemi. Il primo è stato ed è tuttavia la dottrina universale della Chiesa Cattolica, il secondo è il Protestantismo, il terzo è il sistema adottato dalla Curia Romana ed è il coronamento della Teocrazia pura religiosa e politica di Roma papale. Ciò premesso il Tulelli discorre brevemente le ragioni ed il processo logico dei tre sistemi, e tesse così per sommi capi la storia del Cristianesimo, delle eresie e del Papato, con arguta comparazione rassomiglia alla formola di Luigi XIV; lo Stato son io, l'attuale formola del Pontificato: La Chiesa son io; e svolge tutte le conseguenze assurde del nuovo dogma, così sotto l'aspetto dei legittimi interessi della politica e della scienza come sotto l'aspetto delle stesse credenze religiose.

Uno dei problemi che interessano tanto le condizioni sociali e politiche in Italia, cioè quello delle imposte è stato argomento di accurati studi nel seno della nostra Accademia. Già uno dei nostri soci corrispondenti l'avv. Bartolomeo Benvenuti di Milano avea pubblicato nel 1869 un libro cui è titolo: Sulla teoria e sulla pratica delle imposte nello intento di propugnare l'imposla unica sulla rendita. Il socio Ciccone si è occupato ampiamente della disamina di questo libro, non solo combattendo alcune teoriche dal Benvenuti propugnate sulla ragione dell'imposta, sulla natura del debito della imposta, sul criterio che essa dee seguire, sulla sua ripartizione, non che sulla carta moneta e sulla liberazione dei capitali dalle imposte per la trasmissione delle proprietà, ma segnatamente avversando la imposta unica, 1) perchè sarebbe malagevolissimo trasformare le imposte esistenti nell'unica sulla rendita; 2) perchè questa non renderebbe tanto da bastare ai bisogni attuali dello Stato; 3) perchè maggiori difficoltà vengono dal modo di accertamento della rendita. E conchiude che al principio dell'imposta unica si può ragionevolmente sostituire quello dell'imposta variata secondo le varie sorgenti della ricchezza, e così si avrebbe un sistema non di imposta unica ma d'imposta semplice di guisa che se si hanno diverse specie d'imposta la stessa ricchezza non resti colpita più volte da imposte diverse.

In altro lavoro sulle imposte il Ciccone prende ad esporne la incidenza, la ripercussione, la diffusione, l'assetto. Mostra ragionevole il costume quasi generalmente seguito dagli economisti di esaminare in ciascuna delle principali specie d'imposta la questione della diffusione sostenendo il principio del Say che non v'ha niuna sorta d'imposta che non ricada sopra molte classi di cittadini e in proporzioni variabili, non solo a cagione della varietà delle imposte, ma anco per la posizione particolare di cia'scun contribuente e per le condizioni generali e variabilissime in cui la società può trovarsi. Passa indi il Ciccone alle applicazioni di questo principio. Esamina le opinioni contrarie fra loro dél Garnier e del Thiers intorno la imposta prediale, il primo

dei quali l'avvisa come incapace di ripercussione, l'altro la considera come efficace più o meno sulle altre specie di ricchezza. La ripercussione (dic'egli) col Parieu, è in ragione della facilià di restrizione; ed è inesatto egualmente che l'imposta prediale rimanga sempre a carico del proprietario, e che la si possa sempre rigettare su'consumatori dei prodotti agrarii. li vero è che in alcune circostanze rimane dove cade, in altre si ripercuote e diffonde. Ondechè, applicando il principio del Say viene il Ciccone ad esaminare sotto gli aspetti enunciati le imposte sulle case, e quelle imposte dirette reali e personali che posson dirsi forma dell'imposta sulla rendita, come l'imposta su'cavalli, sulle vetture, su'domestici, il testatico, le tasse su'profitti e su'salarii, e parimente i servigi personali, e le imposte dirette personali, che egli dice incapaci di ripercussione, le tasse che lo Stato esige in forma di monopolii, l'imposta su'prodotti, l'imposta sulle successioni e sulle donazioni e sulle trasmissioni di proprietà a titolo oneroso. E da questo esame particolareggiato trae la conclusione «< che la questione della incidenza, della ripercussione e della diffusione delle imposte è molto più complicata e complessa che a primo aspetto non pare, e che, come disse il Parieu, nella maggior parte dei casi il carico dell' imposta rimane in tutto o in parte aggravato realmente su colui che la sopporta visibilmente e ostensibilmente nel primo o nel secondo grado della sua incidenza ».

Ancora il socio Trinchera si è occupato dell'imposta adoprandosi con apposita Nota a darne una nuova diffinizione - Dopo aver cennato che l'imposta in astratto è consentanea alla giustizia sociale, ma che in concreto la storia delle imposte è pure la storia di molte ingiustizie, passa a rapida rassegna le nozioni dell'imposta come provvidenza, come anticipazione, come quarentigia di godimenti, come costo di servizi, come uno scambio di utilità economiche tra lo Stato e i contribuenti. Egli considera l'imposta come il debito giuridico che c'incombe di cooperare alla conservazione ed allo esplicamento della vita sociale e al

« PreviousContinue »