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La sfera dello Stato è quella ove lo spirito di un popolo raggiunge la coscienza della sua unità, della sua potenza e del suo diritto, in altra parola, è la sfera ove sorge ed abita la legge. Ma lo spirito di un popolo non è solo la legge e con la legge non si confonde, ma s'inalza al di sopra della legge, appunto perchè la fa, e, perciò stesso che la fa ed ha il diritto di farla, ha puranco il diritto di disfarla. Questa dialettica interna ed inestinguibile viene dalla presenza in esso d'un altro spirito, cui è intimamente e indissolubilmente unito, dello spirito divino e universale, dello spirito del mondo. Tal'è la contradizione e tale il limite ove vengono ad incontrarsi, ad urtarsi cioè ed unirsi lo Stato e la Religione, lo spirito finito e l'infinito.

Difatti obbietto della religione è Dio, l'assoluto, l'assoluta verità, la verità concreta e sistematica, l'unità come unità sistematica dell'essere e della cognizione, come spirito assoluto. Per la qual cosa è appunto la religione o lo spirito religioso, che aggiungendosi allo Stato ed allo spirito finito dello Stato, ed in esso penetrando vi suscita quelle aspirazioni, quei moti, quegl'impeti, in una parola, quei conflitti che l'infinito suscita nel finito. E quindi togliendo questo punto e questo scontro, si toglie la religione e lo Stato, ovvero separando lo Stato dalla religione lo si decapita, lo si separa cioè da quell'atto generatore che gli dà la vita e l'essere, da quell'aspirazione all'universale, all'assoluto, alla religione, ch'è la sua vita e il suo fondamento. Donde segue anche che il diritto e la libertà religiosa sono la fonte del diritto e della libertà politica, e che ove, invertendo i termini, si volesse sottoporre la Chiesa allo Stato non si avrebbe più nè la libertà della Chiesa nè quella dello Stato, ma serva Chiesa in servo Stato.

Se non che la coscienza religiosa vive nella fede, nel mistero e nell'assoluta contradizione. La fede religiosa è quella sfera, quell'atto speciale, quel credere in cui si rivela ed è l'Assoluto, il quale, perchè vi è in una forma immediata e come presupposto, come creduto e non dimostrato, non solo è il mistero, ma il mistrero assoluto, e quindi anche l'assoluta contradizione, la contradizione ch'è nell'Assoluto in quanto Assoluto. Ma l'Asso

luto deve assolutamente rivelarsi e sciogliere l'assoluto mistero e l'assoluta contradizione. E questa è la sfera della filosofia. Onde la filosofia esiste già virtualmente nella religione a quella stessa guisa che la religione esiste già virtualmente nello Stato. Ciò che la religione si rappresenta la filosofia lo pensa. L'Assoluto ch'è nella fede, appunto perchè l'Assoluto, abbandona la fede per attuarsi nella sua assoluta unità e nell'assoluta cognizione di se stesso. Il pensiero filosofico cambia la rappresentazione in idea, e per conseguenza l'ente assoluto rappresentato e l'unità scissa e misteriosa di questo ente divengono l'unità vera e pienamente rivelata nell'idea, nell'idea che si pensa ed esiste come idea nella sua vera ed assoluta unità. Che se tale è il rapporto e tale la differenza della religione e della filosofia, segue 1.o che mentre la religione e la filosofia sono ambedue necessarie, la filosofia è più necessaria della religione; 2.o che la filosofia è l'idealismo, e l'idealismo assoluto, e che fuori dell'idealismo assoluto non havvi vera scienza nè vera filosofia.

Allorchè si considerano le ragioni che hanno prodotto la dottrina della separazione della religione e dello Stato, dottrina che trova l'espressione più fedele e più fallace nella formola cavouriana, è chiaro che due sono le principali: L'una è la credenza nell'onnipotenza dello Stato. Questo falso concetto ha indotto le menti a considerare la libertà e la verità politica come. le più alte e a cercar nella soluzione del problema politico la soluzione del problema della vita. L'altra è la sempre crescente indifferenza religiosa. Quanto alla prima, è un fatto che il cristianesimo ha dato allo Stato ed alle nazioni cristiane quella forma e posto in esse quello spirito, che le distinguono dalle antiche nazioni e dalle nazioni non cristiane. Ed il cristianesimo ha foggiato le nazioni cristiane non nella separazione ma nell'unione della religione e dello Stato, informandole ai suoi dogmi e ai suoi insegnamenti. Quanto poi all'infermità della religione, vale a dire, all'indifferenza religiosa, questa non ha la sua radice nello Stato, ma nella religione medesima. La religione si fa incredula, perchè sorge e fermenta in essa un nuovo spirito, e l'incubazione di questo spirito la rende inferma e la risana ad un

tempo. E però non è lo Stato che abbia il potere di guarire la religione.

Il cristianesimo ha fondato le società moderne, onde fra le diverse quistioni che si agitano nella coscienza cristiana quella che domina tutte le altre è la religiosa. Il cattolicismo e il protestantismo segnano i due stadii che fin qui ha percorsi il cristianesimo. Il cattolicismo è la forma più immediata del cristianesimo; e tutto in esso è simbolico e quindi esterno, autoritativo e tradizionale. Ed il cattolico non pensa e non deve pensare, perchè altri, anzi un solo, il Papa, pensa per lui. Ma l'infallibilità pontificale è anch'essa una infallibilità immediata, naturale, tradizionale, una infallibilità che rimane estrinseca al suo obbietto. Nell'ispirazione papale il Padre, il Figlio e lo Spirito rimangono tre lettere, tre simboli, tre persone sensibili, naturali e tradizionali. Quindi se il cattolico non si muove, non è nello spirito e non pensa, la ragione è appunto che il suo capo non si muove, non è nello spirito e non pensa. E qui si può anche scorgere come l'unità cattolica sia un'unità meramente disciplinare ed esterna, e non l'unità nello spirito e nella fede. Ora il protestantismo è una nuova rivelazione dello Spirito, e costituisce un nuovo diritto e una nuova forza nella vita delle nazioni. La fede protestante è la vera fede, perchè è la fede nello Spirito. Il dogma fondamentale e a dir così l'atto assoluto della fede protestante non è la fede nella Bibbia in quanto lettera, ma nella Bibbia in quanto Spirito. E questo libero muoversi dello Spirito fa la nostra rigenerazione e in un la verità della Bibbia. E come ogni cristiano è nello Spirito, ogni cristiano deve partecipare a questa opera di purificazione e di spiritualizzazione. Questa è la libertà di coscienza del protestantismo. E poichè essa è spirito, così fa il più alto insegnamento, la più alta potestà e la più alta unità nella libertà. Tal' è il passaggio dal cattolicismo al protestantismo, ch'è il passaggio del cristianesimo dall'immediatezza, dalla lettera, dal Figlio alla mediatezza, alla verità della lettera, allo Spirito. È uno svolgimento rappresentato principalmente dall' Italia, dalla Francia, dall' Inghilterra e dalla Germania. L'Italia e la Francia sono le due incarnazioni del cattolicismo,

ma non nella stessa guisa. L'Italia tiene il più basso posto, e nell'immediatezza e naturalità del cattolicismo essa ne segna lo stadio più immediato e più elementare. Il punto cui nel suo più alto volo si è inalzata la coscienza religiosa italiana è il bello e l'arte, non la romantica, ma la classica. E l'arte classica è l'arte antica o pagana. Onde anche da questo lato il cattolicismo italiano ricade nella natura o nel paganesimo. E in Dante stesso, nel gran poeta nazionale, non si può non ravvisare un poeta irreligioso. Guardando la Divina Commedia dal punto di vista religioso, essa è un poema irreligioso, in quanto non è fatta nè per confermare gli animi nella fede cattolica nè per farvi sorgere una nuova fede, ma per generarvi l'indifferenza e il disprezzo della religione. Certo, non sarà la formola cavouriana, nè i corollari, le applicazioni e gli espedienti che se ne potranno ricavare che cambieranno sostanzialmente lo stato delle cose in Italia, e cureranno i mali della patria. In Francia il cattolicismo ha dato un passo innanzi. Ha abbandonato la forma imImediata ed immobile del cattolicismo italiano ed ha cominciato a mediatizzarsi, a negarsi e a muoversi. Però la storia religiosa della Francia ci ritrae il dibattersi, l'oscillare incessante, sussultorio e violento tra il cattolicismo, e la rivoluzione, tra il cattolicismo e la sua negazione, senza poter mai raggiungere quel punto fisso, quella unità che sembra straniera e inaccessibile allo spirito francese. E questa unità si è attuata precisamente in Inghilterra ed in Germania. Ma tra il protestantismo inglese e germanico incontriamo la stessa differenza come tra il cattolicismo italiano e francese. In Inghilterra e in Germania la questione sociale s'è posta anzitutto come questione religiosa. Queste nazioni hanno compreso che come il cristianesimo rinnovò le antiche società, così per rinnovare e ringiovanire lo spirito di un popolo fa mestieri rinnovare e ringiovanire lo spirito religioso e ringiovanirlo nel cristianesimo stesso, svolgendone cioè lo spirito. Nondimeno il protestantismo germanico è un progresso sull'inglese. Il carattere distintivo del protestantismo inglese è di essere un protestantismo politico e utilitario, che, mentre ammette in principio la libertà dello spirito, la respinge poi nel fatto, e respinge

anzitutto quella libertà donde emanano tutte le altre, vale a dire la filosofica. Fa appena bisogno ripeterlo, se lo Stato è incompiuto e monco senza la religione, la religione non lo è meno senza la filosofia. E questa pienezza, questa libertà dello spirito, ove si muovono la filosofia, la scienza e la fede, la troviamo in un alto grado attuata nel protestantismo germanico. Il non possumus di Lutero, pronunziato alla Dieta di Worms, è il focolare ove si è acceso il libero e profondo pensiero germanico, il quale è libero e profondo perchè si è mosso nella sfera della religione e della filosofia, unendole, compenetrandole ed inalzando, per quanto è concesso, la religione alla filosofia. Nel che è riposta la vera libertà; mentre solo per questa via può penetrare nella religione quello spirito di sapienza che illumina, vivifica e purifica la fede.

La religione si dirà respinge la filosofia e ha ragione di respingerla perchè la filosofia è la negazione della religione e della fede. Ciò non prova punto contro il rapporto della religione e della filosofia qual' è stato sopra definito. L'intelletto niega la fede e deve niegarla, altrimenti non sarebbe l'intelletto; ma la niega come lo Spirito niega il Figlio. La religione è malata non accidentalmente ma per natura, e non la si curerà, entro quei limiti in cui è curabile, che infondendovi quel verbo di sapienza e di verità ch'è la filosofia. In realtà ciò che rende incredula e guarisce ad un tempo la religione è la filosofia. L'incredulità la genera l'Assoluto stesso, e la genera appunto nell'aspirazione della fede all'intelletto, aspirazione che disciogliendo e purificando quella forma fa sì che l'Assoluto possa rinnovare la coscienza religiosa ed in essa più compiutamente manifestarsi.

Solo la filosofia speculativa e l'idealismo assoluto può intendere e dimostrare la verità e l'idea cristiana, e perciò stesso ravvivare e spingere innanzi il pensiero e la fede cristiana nell' intendimento e nell'attuazione di quella verità simbolica e misteriosa che li muove e li nutre. La religione cristiana è la religione assoluta. Questa assolutezza consiste nell'assoluta rivelazione. La religione cristiana è la religione rivelata per eccellenza, ed è tale perchè l'Assoluto vi si è più pienamente rivelato che nelle altre religioni. Ma l'assoluta rivelazione non è nel

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