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bocca, che quasi formavano la sostanza de' suoi discorsi. Fu la più compiuta assimilazione che popolo o individuo alcuno avesse mai fatto di una serie d'idee e di concetti a lui estranei. Fu un vivere, un pascersi quotidiano della parola divina. Certo anche in Germania la Bibbia, sgombra dal velame della tradizione e della così detta interpretazione autentica, e messa in diretta comunicazione con la coscienza, era stata considerata come una rivelazione novella e avea generato una quantità inesauribile di pensieri e affetti nuovi. Ma i Puritani n'ebbero impressioni anche più gagliarde, e ne trassero effetti anche maggiori : essi s' inebriarono di quella rivelazione come se fosse avvenuta per loro soli, come se avessero sentito co' propri orecchi Mosè promulgare i precetti del Catalogo in mezzo ai lampi e ai tuoni, e il Redentore annunziare la buona Novella che sostituiva l'opera della Grazia a quella della Legge. Essi si credettero un nuovo popolo ebreo, prescelto dal Signore ad essere custode della sua parola e a combattere tutti i suoi nemici, tutti coloro che ubbidivano a Satana: e Satana, secondo essi, faceva le sue arti nel mondo sotto le forme del Papato, della Chiesa anglicana e della Podestà regia, stretta a questa con vincoli d'interessi. E credeano che Satana si nascondesse anche in tanti altri istituti o fatti del viver civile, innocenti agli occhi degli altri protestanti e de' cristiani in generale, ma abbominevoli per essi Puritani, interpetri veri della parola divina : abbominevoli dunque le opere di arte, che parlassero troppo a' sensi, le feste, gli spettacoli di ogni natura, tutto ciò, insomma, che potesse distogliere l'animo dal meditare le cose divine e la solennità de' destini umani. Il mondo contenea poco di divino e molto di diabolico; dovea perciò essere pensiero supremo del nuovo popolo eletto quello di combattere insieme la podestà episcopale e la regia, non fondate sulla parola divina, conquistare la libertà religiosa e civile che vi si fondano e diffondere al possibile sulla terra il regno di Dio. Per comprendere appieno il Puritanismo ne' suoi caratteri essenziali, bisogna che non gli si addebiti gli eccessi e le follie di tanti suoi se

guaci stolti o fanatici; ma che si guardi qual era negli uomini più alti della nazione, i quali con quella fede fecero meraviglie ne' parlamenti, nel governo dello stato, su' pulpiti, su' campi di battaglia.

Forse sotto nessun popolo l' eloquenza sacra ha potuto tanto, quanto presso i Puritani; cosa codesta un po' difficile a capire a noi ottocentisti, più o meno scettici e beffardi. Gli oratori sacri italiani furono per lo più retori, senza ispirazione e senza ardore interno; i francesi, tra cui alcuni grandi, vissero in tempo che la corruzione della Corte, loro centro, scandalizzando il popolo, seminava fin di allora i germi della grande rivoluzione. Ma i predicatori puritani, ardenti come gli apostoli, parlavano a un popolo non meno convinto; predicavano senza ambizione di gloria o di guadagni, senza pretensione di scienza o di arte profana, ma solo con lo scopo che la fede, viva già negli uditori, vi si cangiasse in fuoco e li facesse capaci di ogni virtù, di ogni sforzo, di ogni sacrifizio in pro della causa unica della religione e della libertà: e tali li faceva davvero. Credo che la storia del martirologio puritano non abbia anch'essa nemmeno l'eguale ne' tempi moderni, tanto per durata, che per qualità e quantità di martiri. Nella storia inglese è chiamato de' Martiri il solo tempo di Maria, ma potrebbe forse chiamarsi così tutto quel secolo e mezzo che corre da Errico VIII all'ultimo degli Stuardi; perchè, durante quel lungo periodo ebbero i loro martiri tutte le grandi idee e le grandi cause che vennero a conflitto tra loro, cioè la « Nuova Dottrina », il Cattolicismo, la Chiesa Anglicana, i Cavalieri, le Teste rotonde .

Ma nessuna n' ebbe tanti quanto il Puritanismo, perseguitato sotto tutti i governi ; insieme ai Conformisti sotto Maria, insieme ai Cattolici sotto Elisabetta; solo o in compagnia, sempre escluso da' beni della comunanza civile ; così che i soli suoi seguaci diedero tra tante sette l'esempio di una gente che abbandona la patria, per andare a farsene una di là dall' oceano, e trovare nel nuovo quella giustizia che il vecchio mondo negava. Nè forse alcun altro martirologio ha vittime che cadano benedicendo a' loro

carnefici, come fecero tanti Puritani, che in mezzo a'supplizi gridavano: «Dio salvi la Regina! »; perchè Elisabetta, loro tiranna, era pur quella che difendeva la riforma protestante contro tutti gli sforzi di Spagna e di Roma. Se sapevano così morire, gli è facile capire come sapessero combattere. Non si è visto, non si vedrà forse più mai un esercito come quello di cui Hume fa una pittura così vivace; un esercito dove, quando non si combatteva, si recitava salmi e si pregava con l'ardore degli antichi solitari; dove, combattendosi, si rifacevano le forze e il coraggio co' ricordi delle guerre del popolo ebreo; e gli ufficiali erano essi stessi i cappellani, e nelle città occupate montavano sopra i pulpiti, balzandone i ministri delle sette avverse; dove molti, presi ogni giorno da estasi, conversavano con esseri soprannaturali, e strascinavano i loro compagni con una eloquenza, che pareva sovrannaturale anche

essa.

Il carattere più notevole della religione puritana è questo: che essa rifece l'intimo de' suoi seguaci con tanta armonia, con tanta pienezza, che tutto in essi era retto da un'idea unica. Nessuna fede religiosa o politica s'è mai cosi impossessata dell' uomo facendolo tutto di un pezzo. I primi cristiani doveano, secondo il comando del loro Modello, dare a Cesare quello che era di Cesare; onde la loro vita civile dovea conformarsi a leggi spesso opposte a quelle che regolavano la loro vita intima. La riforma tedesca si limitò ad emancipare la coscienza dall'autorità di Roma; e a tal effetto si alleò volentieri co' principi, che la sostenevano contro l'impero. Che se la libertà politica e altri effetti civili erano da lei contenuti come in germe, non è meno vero che i riformatori non pensarono mai a conseguirli insieme alla libertà religiosa, e tanto meno a rivolgere la società dalle sue fondamenta. E per contrario, i capi del movimento filosofico e della rivoluzione fra cese che rivolsero dal fondo la società, non ebbero una base metafisica o morale ferma e comune al più di essi. Che cosa era il Dio di Voltaire e di Robespierre? Che fede era quella di Diderot, che diceva di essere deista o ateo per semestre?

Il sensismo, che era la sola idea sovrana de' più alti ingegni, non potea essere la fede di un popolo; e questo, se per un momento perdè di vista l'antico Iddio, non adorò mai la Dea Ragione. Così quella rivoluzione, se rifece dalle fondamenta gli ordini civili e politici della Francia, non ne rifece la coscienza religiosa, perchè subito vi rifiori la antica fede; e i pochi che quella fede non ebbero, può dirsi che non ne abbiano avuto alcuna. Ma ne' Puritani la morale, la politica erano una sola cosa con la religione: unisono in ciascuno di essi l'uomo; concordi tutti nel fondo della loro fede (1), essi furono i rivoluzionari più radicali,

(1) Naturalmente i Puritani, come ogni altra confessione religiosa o parte politica che sia stata al mondo, si divideano in frazioni più o meno discordi, e, al tempo della vittoria, come succede sempre, anche fieramente avverse fra loro. Hume annovera tre specie di Puritani, cioè di Puritani politici, Puritani nella disciplina della Chiesa, e Puritani dottrinari o rigorosi Calvinisti. Le denominazioni di queste tre specie bastano a dare un'idea degl'intendimenti particolari di ciascuna e delle differenze relative. Ma forse riesce più chiaro il distinguere, come altri ha fatto, tutti i seguaci della fede puritana in queste altre tre gradazioni: di coloro che si contentavano di riforme moderate ne' riti e nella disciplina della Chiesa; di quelli che volevano abolito affatto l' Episcopato, e introdotto in sua vece il Presbiterianismo; e di quei Puritani che abborri vano tanto dall'una che dall'altra costituzione ecclesiastica, perchè, secondo essi, tutte e due contrarie alla parola divina, la quale credevano non ammettesse nessuna chiesa, nessun ministero estraneo tra la coscienza e il suo Fattore. Erano, insomma, quelle gradazioni naturali di parti più o meno conservatrici, più o meno progressive, in cui furono e saranno sempre divise tutte le comunanze civili.

La prima generazione de' Puritani (che cominciò a essere così chiamata nel 1569, secondo Strype, e nel 1564, secondo Fuller) si componeva naturalmente, in gran parte, di Presbiteriani, più o meno moderati; come la seconda e terza generazione, che occupano circa la prima metà del secolo XVII, erano formate, sebbene i Presbiteriani vi abbondassero ancora, di Puritani più avanzati, di quelli, che, come abbiamo visto, appartenevano alla terza delle suddette gradazioni. Chiamati da Hume Puritani politici, aderenti più o meno a quella parte che fu detta de' Brovenisti o Indipendenti, essi sono certo coloro che formano il più grande, il più alto puritanismo: del quale non avrà un chiaro concetto se non chi intenda quanto grande fosse la differenza tra lui e il presbiGIORNALE NAPOLETANO VOL. III. 2

più convinti, più logici, più inesorabili, più coraggiosi che siano stati al mondo. E tali i caratteri, tale la storia. La loro grande storia comincia veramente col principio del secolo XVII, quando l'Inghilterra, stanca degli abusi della podestà regia, e libera insieme da' pericoli esterni pei quali gli avea tollerati fino allora, si disponeva a rivendicare le sue antiche libertà. Allora i Puritani divennero l'anima e il braccio della nazione; e si vide una successione poco men che secolare di cose sempre più stupende: Parlamenti che disciolti da Carlo I, si riuniscono anche più fermi e più arditi; e il Lungo Parlamento, quinto de' convocati in quindici anni, che cassa le grandi ingiustizie, punisce i grandi colpevoli del passato e riduce ai giusti limiti la podestà regia; e il patto (Covenant) per cui Inghilterra e Scozia si accordano tanto nell'adozione della forma presbiteriana, quanto nella difesa della libertà; e il conflitto che si estende dal Parlamento al campo di battaglia; e la giornata di Marston Moor, che rivelò il genio di Cromwel, e cangiò le sorti della guerra in cui fino allora i Cavalieri aveano avuto il vantaggio sulle Teste rotonde; e l'altra di Naseby, che diè termine alla guerra col trionfo del Parlamento; e la caduta degl'Indipendenti; e la Restaurazione, sconfitta apparente; e in ultimo la rivoluzione e la Dichiarazione de' dritti, vittoria finale e immensa dell' idea terianismo, col quale spesso si suole confondere. Se questo era la forma primitiva e più estrinseca della nuova fede, il puritanismo di cui parliamo n'era la forma ultima e più complessiva. I Puritani più potenti di intelletto o di mano furono sempre, se non avversi, almeno indifferenti alle quistioni di natura ecclesiastica de' Presbiteriani. Che se il Lungo Parlamento, composto in gran parte di tali Puritani, adottò, nel 1643, la forma presbiteriana per la Chiesa inglese; ciò non fu se non per avere nella guerra contro il Re l'aiuto della Scozia, presbiteriana fin dal principio della Riforma, e che avea fatto di quell'adozione la prima condizione dell'alleanza. Or noi, volendo nel nostro lavoro toccare de' caratteri essenziali della fede puritana, non potevamo togliergli, (come dél resto fa anche Green, a cui più ci siamo accostati) se non da quel pu ritanismo più alto, a cui appartennero coloro che ne'parlamenti, ne' campi di battaglia, nell'arte come nella vita, fecero e lasciarono ai posteri le cose più grandi.

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