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altra che lo Spirito del mondo, l'idea immanente nel fatto, la forza infinita infinitamente attuata nel movimento infinito. Questa forza suprema, appunto perchè essendo tale non può esser mossa da altro, non può essere che forza consapevole di sè; epperò è l'eterno Noo, la mente dell'universo, identità del pensiero e dell' atto. In questa Unità prima la necessità e la libertà sono entrambe infinite, epperò sparisce la loro contrarietà, a quel medesimo modo onde Giordano Bruno diceva che il cerchio infinito e la retta infinita si convertono l'uno nell'altra, e sono identici.

Questo spirito del mondo appunto perchè forza prima ed universa non può non attuare tutto sè stesso, e la sua attuazione è la realtà tutta quanta. La natura naturata esprime dal lato della necessità l'attuazione di questa forza suprema; epperò è incompiuta manifestazione di essa, perocchè non esprime l'altro lato dello spirito universale, cioè la sua libertà, che consiste non nell' operare senza uno scopo razionale, ma nel non esser mosso da altra forza ad essa estrinseca - Egli è necessità che la Natura rappresenti una gamma ascendente, un costante progresso verso lo Spirito, un continuo tendere ad emanciparsi dalla necessità, ma non raggiunge mai di per sè solo, appunto in quanto è la necessità, la totalità dell'essere sovrano, dello Spirito infinito. Essa percorre nel suo divenire i gradi tutti del transito dalla necessità alla libertà, dall'esser mosso al muover sè stesso. Onde si avvera la scala degli esseri nel mondo dall' inconscio al conscio, dall'inerte forma esteriore individua al movimento ed alla sensazione. Ma solo quando appare l'essere umano che esce dal seno della Natura per trascenderla, questa ha raggiunto in lui il suo scopo supremo. Imperocchè la più alta espressione di quell' elemento divino è venuto su dalle viscere della materia. Se l' uomo non apparisse come forza determinatrice di sè stesso e produttore di fenomeni per conscia determinazione, libera da qualsiasi coercizione esteriore il mondo non sarebbe l'opera dell'Essere supremo, Dio non attuerebbe nel mondo tutta intera la sua essenza, il mondo non sarebbe l'infinito atto della forza infinita. Egli è dunque indispensabile che sorga dalla terra un figlio

della terra per trascendere il valore della materia ed esprimere quello che supera il mondo e che piglia il nome di divino. principio delle cose - Lo spirito uno ed infinito non potrebbe esser tale se non fosse dall' un canto una Unità fondamentale e dall' altro una infinità di singoli spiriti. E i singoli spiriti finiti debbono avere ciascuno in sè medesimo quello che è proprio dello Spirito uno cioè il muover sè stesso.

Così i singoli spiriti vivono nell' eterna antitesi della necessità e della libertà, nell' eterna antitesi di essere individualità spirituali distinte le une dalle altre e di partecipare alla vita dello Spirito assoluto. E questa antitesi è rivelata appunto dalI essere i singoli spiriti legati ad un organismo corporeo come a riverbero esteriore della individualità propria. Onde è che gli esseri umani rappresenta al tempo stesso il supremo prodotto della natura e la emanazione immediata dello Spirito del mondo. Or qui si rannoda appunto la concezione della natura umana e della sua destinazione L'uomo esprime nella vita della Natura la vita dello Spirito. E per siffatta cagione egli è circon. dato da molte necessità che rappresentano in lui l'elemento della Natura, che limitano la sua libertà. Ma la libertà limitata in lui limita alla sua volta la necessità che è propria della Natura. E in questa lotta per il meglio, in questa vicenda la missione affidata all' uomo è di superare i confini della Natura. Ed una espressione di questa medesima idea si ha nella storia, o per dir meglio nella legge, che presiede alla storia, di un continuo progresso dell' uomo dalla vita della Natura alla vita dello Spirito, dal molteplice all' unità, dalla varietà all' identità, dalla necessità alla libertà. E come in Dio la libertà è identica alla razionalità, la libertà dell' uomo è pure differente dall'assoluta libertà e dall' assoluta razionalità, ma rappresenta la libertà progrediente dal puro arbitrio, come volere individuale che è parte libero e parte incatenato, all'arbitrio libero nel vero senso della parola, cioè al volere razionale, per cui si può dire all' uomo che l'ha raggiunto, ciò che Virgilio disse a Dante: Libero, dritto e sano è tuo arbitrio,

E fallo fora non fare a suo senno;
Perch' io te sopra te corono e nitrio.

Di maniera che possiamo a man salva respingere la eccezione pregiudiziale della fatalità del delitto, e la respingiamo con coscienza sicura dal dubbio. Il nostro credo scientifico nel mettere il piede sul limitare del dominio proprio agli studi penali non è un credo che ci incatena le menti, ma è la fede nella libertà del volere, è la fede degna dello spirito moderno. La società moderna diceva un valoroso pensatore francese, il Vacherot, la società moderna che vuole tutte le libertà, non può lasciare che si perda negli animi il sentimento di quella che le porta tutte nel suo seno, il sentimento della libertà morale, principio del dovere e del diritto.» Ed io conchiudo questa mia prelezione aggiungendo che non è possibile il dileguarsi dagli animi un nobile sentimento, quando esso è tramutato in salda convinzione contro le aggressioni di un preteso sapere filosofico; e che o bisogna rinnegare allo intutto l'ordine morale, o riconoscere come uno dei suoi cardini la libertà dell' umano volere, la quale è una delle condizioni essenziali perchè l'uomo possa nel mondo essere l'espressione vivente, l'incarnazione del principio divino.

Enrico Pessina.

nelle antiche dottrine antropologiche e morali

dell'India e della Grecia.

I.

Senza dubbio veruno, per le sue insigni vittorie nella scienza e nella civiltà, primeggia tra le altre stirpi quella de' popoli Ariani; a'quali gli stessi Semiti e i Chinesi, quando si pongano accanto, appaiono di troppo gran tratto inferiori.

Ebbero i Semiti vivo e profondo sentimento di religione e parlarono nobilmente di Jave, altissimo signore del cielo; ma compresi di timida riverenza per le tradizioni dei padri loro, tesoreggiando le memorie del tempo passato, non bene attesero a far migliore la vita su questa terra e, presto invecchiati, ogni soccorso aspettarono da Dio. I Chinesi, caduti in contrario peccato, tennero alla terra china la fronte e gli occhi; ma, facilmente paghi alle prime conquiste fatte sulla natura, adagiatisi nelle dolcezze del vivere presente, troppo per avventura scordarono i più alti bisogni dell' anima umana e rimasero sempre fanciulli.

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Soli gli Ariani, intravedendo lontana la meta del proprio perfezionamento nell' ignoto futuro, sempre vissero inquieti, per questo. Nella antichissima raccolta de' Vedi già si legge che gli stessi Dei non possono impedire agli uomini di svolgersi e di indiarsi.

Parve in prima a questa stirpe eletta che la natura fosse nemica da soggiogare ; ma presto essa la ebbe strumento

a' proprii fini. E, senza disconoscere enti più perfetti dell'uomo e oltramontani, in sè stessi cercarono la regola della vita. Sicchè, serbato il giusto mezzo tra le due opposte inclinazioni di uno speculare infecondo e di un cieco empirismo, nè si abbandonarono alle oziose speculazioni della mente, nè da' sensi lasciarono sopraffare il libero volere, che è, secondo l' Alighieri, il massimo dono largitoci da Dio; ma seppero essere gli uomini più perfetti, perchè di tutti gli altri uomini più operosi, e nella via dinanzi a loro tracciata progredirono maravigliosamente. L'uomo Ariano cammina sempre cammina innanzi con l'occhio fiso a' perenni trionfi del buono; perchè una fiamma non estinguibile gli arde nel petto e non gli lascia prendere riposo. Anche oggi, quando, volendo col pensiero misurare il corporeo universo, conobbe che esso non ha confini e che una varietà di mondi indefinita nuota negli spazii non scema nel suo cuore la fiducia. Bensì noi torniamo con la mente alla piccola famiglia degli uomini che trascina sulla terra la sua vita peritura, prendendo nuova alterezza; perchè nella nostra mente ritroviamo le leggi che compongono l'universo in ordine armonioso e sentiamo che dinanzi alla mente soltanto Iddio potè spiegare la magnificenza delle cose create: che gli uomini sono veramente il più caro tesoro di Lui, secondo il detto sublime di Socrate. Quindi seguiamo animosi il viaggio: mentre le scienze fisiche e storiche, per le quali studiamo assiduamente la natura e noi medesimi, in varia maniera ne giovano all' opera della civiltà; e da un canto sempre meglio signoreggiamo le forze della materia, dall'altro vogliamo ogni giorno migliore la vita civile, crescendo la giustizia e lo scambievole

amore.

Anche la filosofia è privilegio de' popoli ariani: la filosofia che, nella sua parte migliore e più sicura, è finalmente scienza dell'uomo. Tale si mostra nella sua storia, che, presentandocene a contemplare l'imagine in cento guise moltiplicata, sola ci fa conoscere le fattezze sempre più belle di lei, della

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