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puritana, il cui trionfo fece la libertà e la grandezza dell'Inghilterra moderna; ideale vagheggiato, e non raggiunto per due secoli da' popoli di tutta Europa.

Ma, benemerito della sua patria e del mondo, manca al Puritanismo, secondo l'opinione generale, la gloria della scienza e dell' arte; anzi gli si suole apporre la colpa di aver distrutte quelle splendidissime del secolo precedente e di esserne per sua natura incapace esso stesso. Io non parlo della scienza; ma, quanto all'arte, l'opinione comune è inesatta come quella che si fonda sopra un solo lato. E quel lato è che la fede puritana, preoccupata sopra tutto dell'invisibile e del divino, faceva sentir poca simpatia per le cose visibili e terrene, e rendeva perciò inetti i suoi seguaci a ritrarre la vita com'è con le sue grandi passioni e con le sue tempeste. Vero. Ma da ciò non consegue di necessità che quella fede dovesse essere incapace di poesia; ne consegue soltanto che essa dovesse produrre (come poi si vide ne'fatti) una poesia tutta sua e a sè conforme. Coloro che ragionano a quel modo non hanno considerato, che se la fede puritana, da una parte, scemava affetto e interesse alla vita, eccitava però dall' altra al massimo grado quelle facoltà da cui la poesia vera deriva. La fede vera e perfettissima, come fa muovere i monti e stare i fiumi, così fa vedere agli occhi vivo e presente ciò che appena è concepibile all' intelletto in tal modo la fede puritana facea percettibili sensibilmente ai suoi seguaci quelle

cose invisibili », che nel secolo antecedente erano state il problema tormentoso de' più alti intelletti. L'estasi e il rapimento furono tanta parte de' più grandi Puritani. Essi viveano due vite: l'una intima e fantastica; l'altra esteriore e reale, strepitosa e tutta battaglie, quella stessa cioè che essi p per attuare il loro ideale, aveano creata in mezzo alla società così la loro fede era stata ad essi feconda di due mondi i più opposti che si possono concepire. Fuori di quelle battaglie, le loro anime erano ascetiche e contemplative, e la facoltà immaginativa e il sentimento Soggiogavano in esse le facoltà analitiche. Or quello stato dell'animo è uno stato essenzialmente poetico, anzi il più

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poetico che si possa immaginare e quelle estasi e quelle visioni sono poesia, la sostanza di ogni grande poesia, che è sempre un parto di quel modo di vivere misterioso, per cui un uomo cessa di vedere e sentire le cose che gli sono realmente innanzi, per vederne e sentirne altre che stanno fuori de' suoi sensi. In ciò l'estasi poetica non è guari diversa da quella prodotta dal fervore religioso; anzi le due estasi spesso non sono che una cosa sola: il più sublime poema della Bibbia è l'estasi dell'esule di Patmos. La fede puritana fu dunque essenzialmente poetica, salvo quelle limitazioni, che, come vedremo poi, pose essa stessa all'opera delle facoltà creatrici. Che se i suoi seguaci distrussero tante opere di arte, ciò non fu per naturale avversione all'arte stessa, si bene per le idee, secondo essi, peccaminose che quelle suscitavano: cosa che in quelle condizioni di animo, con quel sentimento o pregiudizio religioso, potrebbe avvenire anche al più passionato artista, a un beato Angelico, per esempio. Non basta che si professassero avversi alla coltura e all'arte, bisogna veder anche se non siano stati inconsapevolmente poetici anche essi; e se, combattendo per santi fini contro il sentimento, non siano stati essi stessi in balia de' più focosi sentimenti. Che importa che abborrissero Omero e Virgilio, se erano rapiti da Ezechiello, Davide e Giovanni evangelista? Vuol dire che ragioni estrinseche, quali erano i loro pregiudizi, gl' impedivano di sentire una determinata qualità di poesia, ma non già che non fosse poetico il loro spirito. Nel Paradiso Ricuperato di Milton c'è un luogo dove Gesù, rispondendo a Satana che gli avea offerto i godimenti della scienza e dell' arte, dimostra l'insufficienza e la vanità di ogni sapere e di ogni disciplina profana; e come all'arte tanto famosa de' Greci sia preferibile quella de' poeti della Bibbia, nella quale, oltrechè ogni verità, si trova ogni bellezza, ogni armonia, tutto ciò che possa più sublimare e ricreare il cuore umano (1). In nessuno (1)

he who receives
Light from above, from the Fountain of Light,
No other doctrine needs, though granted true;
But these are false, or little else but dreams,

storico inglese ho trovato nulla che valesse quanto questo bellissimo luogo a far comprendere in che veramente dovesse consistere l'avversione de' Puritani all' arte profana, e com'essi nondimeno potessero essere così capaci e così avidi di poesia. Del resto, che la loro fede fosse veramente ispiratrice, mi pare che più che altro possano dimostrarlo quei due capolavori che sono il Viaggio del Pellegrino e il Paradiso Perduto. Chi dice che essi sono due eccezioni, non bada che, se mai, le sarebbero di quelle eccezioni che uccidono la regola, come certi insetti che non nascono, senza produrre al tempo stesso la morte di quelli in cui presero vita e nutrimento. Una nuova fede, la quale, in poco più che mezzo secolo che dura il suo fiorire, produce due poemi di quell' altezza, parmi ne abbia di avanzo per dimo

Conjectures, fancies, built on nothing firm.

Or if I would delight my private hours
With music or with poems, where so soon

As in our native language can I find

That solace? All our law and story strew'd

With hymns, our psalms with artful terms inscribed,

Our Hebrew songs and harps in Babylon,

That pleased so well our victors' ear, declare

That rather Greece from us these arts derived;

Ill imitated, while they loudest sing

The vices of their deities, and their own,

In fable, hymn, or song, so personating

Their gods ridiculous, and themselves past shame:
Remove their swelling epithets, thick laid

As varnish on a harlot's cheek, the rest,
Thin sown with aught of profit or delight,
Will far be found unworthy to compare
With Sion's songs, to all true taste excelling,
Where God is praised aright, and godlike men,
The holiest of holies, and his saints;

Such are from God inspired, not such from thee,
Unless where moral virtue is express' d
By light of Nature, not in all quite lost....

Paradise Regained L. IV, v. 288 segg.

strare la sua capacità poetica. Che se Milton, come taluni hanno detto, era figlio dell'età precedente, da cui gli venne la sua meravigliosa coltura classica; la fede puritana può anche più gloriarsi di avere conquistato in lui il maggiore ingegno del tempo, e di avere per opera di lui fatto servire il classicismo alla sua propria causa. La forza, la gloria sono sempre dalla parte dell' idea che impronta i suoi segni sulla materia estranea, la quale, in questo caso non ci sta che per attestare la sua sconfitta, come i monumenti della grandezza romana sormontati dalla Croce. Ma accostiamoci ora, che n'è tempo, a quei due grandi poeti puritani, il cui campo dovrebbe essere tanto diverso da quelli in cui spaziarono Marlowe e Shakespeare; vediamo come al travaglio delle cose invisibili » e alle ebbrezze delle passioni umane succeda l'intelligenza de' misteri, la visione del di là e la coscienza mesta e solenne della vita; come agli orizzonti infiniti e indeterminati del libero pensiero segua quello unico circoscritto e biblico dell'idea puritana, e come anche in questa seconda contemplazione l'arte dispieghi il suo potere, eterna e inesauribile come la luce, che ci apre alla vista così le scene più sublimi e ridenti, come le più tetre e paurose dell'universo.

III.

Della vita di Bunyan e di Milton non abbiamo bisogno di dire molti particolari, perchè per il nostro assunto basta si sappia ch'essi furono due de' più nobili rappresentanti di quelle idee e di quelle passioni puritane, di che noi toccammo con una certa larghezza, appunto perchè, ciò facendo, credemmo di rivelare insieme la più nobile parte di quelle due grandi anime. E Bunyan incarnò in sè il Puritanismo anche più compiutamente che non Milton, perchè fu soldato, polemista, predicatore, si che in lui si trovano congiunti in massima parte quei caratteri, che, come notammo, la fede puritana spiegava nelle sue varie manifestazioni. La giovinezza di lui fu piena di estasi, di scru

poli e di terrori religiosi, che rasentavano la follia, e che ci dovrebbero sembrare inesplicabili in un uomo come Bunyan, se non sapessimo come il misticismo fosse stato quasi la prima forma di ogni grande Puritano, e basti l'esempio di Oliviero Cromwell, uomo così potente insieme di volontà e di azione. Vero è che Bunyan, dal tempo che si fece ministro del Signore, e cominciò ad esercitare i santi uffici di elevare e consolare anime umane, si liberò della parte falsa del misticismo, e ne ritenne ciò che ci era di veramente bello e sublime. Ma vennero le feroci persecuzioni di Carlo II, ed egli fu gittato in una squallida prigione e tenutovi per dodici anni. Allora, lontano dalla moglie e da' figliuoli, strappato agli uffici del suo ministero, ne' quali soltanto si quietava il suo animo bollente, senza un conforto, senza una speranza, egli si raccolse in sè, e ne divenne anche più eroico e più grande. All' offerta che gli venne fatta della libertà a patto che si astenesse di predicare, rispose Se mi liberate oggi, predicherò domani. E il suo martirio cominciò a essere tanto più magnanimo, quanto più volontario e non limitato a sè, ma esteso in un certo modo anche agli esseri da lui supremamente amati, alla moglie e a' figliuoli, tra cui una povera bambina nata cieca, ed a lui così diletta, ch' ei non << pativa nemmeno che il vento le soffiasse sopra » ; e che privi del suo aiuto, languivano nella miseria. E fu allora che in quello abisso di dolore si rivelò il lato più meraviglioso di Bunyan; lato ignoto fino a quel punto, che agli altri, a lui stesso: la potenza della sua fantasia. Chiuso nel suo pensiero, egli concepi una rappresentazione della vita cristiana, non quale essa vita era allora o era stata in alcuni tempi e in alcuni luoghi, ma quale co' suoi caratteri generali avea dovuto essere e sarà sempre: vita circondata da pericoli infiniti, ma ricca di conforti celesti e sublimata dall'aspettazione di destini sovrannaturali che nessuna tirannia religiosa e politica, nessuna forza della terra potrebbe distruggere. Così Bunyan da un'immensa sciagura derivava un'immensa consolazione per sè e per quanti allora soffriyano, e per quanti in ogni tempo, nel travaglio

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