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Mentre il generale Bonaparte, che, sceso nel 1796 in Italia per > ordine del Direttorio, aveva scacciato gli Austriaci e debellati Piemonte e Venezia, creando la Repubblica Cisalpina, si trovava in Egitto (1798-99), la seconda Lega europea vinse dappertutto gli eserciti francesi, e restaurò i passati governi. Breve fu quel trionfo; perchè, tornato il Bonaparte (9 ottobre 1799) e resosi arbitro della Francia in qualità di primo Console (9 novembre 1799), si volse tosto contro la Lega imbaldanzita dalle recenti vittorie. In Italia ai francesi era rimasta soltanto Genova, dove il Massena fu assediato da austriaci ed inglesi (6 aprile 1800). Vi si difese mirabilmente, nè capitolò (4 giugno), finchè non ebbe esaurito ogni mezzo di sussistenza. Uguale longanimità mostrarono i genovesi parteggianti per Francia. Già il primo Console era calato in Piemonte per le aspre vie delle Alpi (17-22 maggio) ed aveva occupata Milano (2 giugno) in mezzo all'entusiasmo dei cittadini, allorché l'austriaco Melas, riavutosi dallo sbalordimento, si avanzò dall'Appennino ligure per ributtare il terribile corso. Sui campi di Marengo (14 giugno) si decisero le sorti d'Europa. L'Austria, vinta anche dal Moreau nella battaglia di Hohenlinden ai 3 decembre 1800, dovette accettare la pace di Lunéville (9 febbraio 1801), pressochè eguale a quella di Campoformio (17 ottobre 1797), che le aveva dato il territorio della Repubblica Veneta. Furono ristabilite le repubbliche ligure e cisalpina, questa accresciuta del Modenese: Lodovico I Borbone, figlio di Ferdinando duca di Parma, ebbe la Toscana col titolo di re d'Etruria: Ferdinando III granduca di Toscana e il duca di Modena sarebbero compensati con qualche Stato germanico: Ferdinando IV conservò Napoli e

Sicilia, ma cedè l'Elba alla Francia, lo Stato de' Presidj e Piombino a Lodovico I re d'Etruria (trattato di Firenze, 28 marzo 1801): a Pio VII (Barnaba Chiaramonti, cesenate, eletto dopo Pio VI a Venezia il 14 marzo 1800) fu conservato il dominio della Chiesa: le sorti del Piemonte si lasciarono sospese, poichè il Bonaparte aspettava un momento propizio per aggregarlo alla Francia, come fece poco appresso (11 settembre 1802); a Carlo Emanuele IV restò la Sardegna: all'Austria il Veneto. Cosi mutavasi di nuovo l'assetto politico d'Italia, con quanto danno del disgraziato paese è facile immaginarlo, se non altro per le rappresaglie e crudeli vendette dei vincitori sui vinti, quasi fosse già lieve cosa il frequente avvicendarsi delle signorie straniere.

Addi 15 luglio 1801 il Bonaparte e Pio VII stipularono un Concordato, col quale restituivasi in Francia il culto cattolico. Il papa esitò a lungo, perchè il primo Console usurpava con quello alla Santa Sede parecchi diritti ecclesiastici; infine, consigliandolo il cardinale Ercole Consalvi suo segretario di Stato, considerando inoltre quanto vantaggio morale ciò arrecherebbe alla Chiesa, s' indusse a ratificarlo (2 aprile 1802); ma le immoderate pretensioni del Bonaparte guastarono poi tale accordo, che era stato cagione di tanta letizia ai popoli. Il primo Console conchiuse la pace anche con le altre potenze della Lega, ed in ultimo con la stessa Inghilterra (Amiens, 27 marzo 1802), la più ostinata nemica di Francia. Così, dopo dieci anni di continue guerre, posarono dappertutto le armi.

Veramente stupende furono le opere pacifiche del primo Console sia in Francia, sia in Italia. Egli, tanto famoso in guerra, ora si procacciava altre e più pure glorie, e i patriotti italiani lo celebravano restauratore della patria oppressa. Radunata una straordinaria consulta della Cisalpina a Lione (gennaio 1802), le diede un nuovo statuto e la denominò « Repubblica italiana. » I cisalpini rappresentanti lo gridarono presidente (26 gennaio): era appunto ciò che voleva. Questo facile ossequio degl' italiani precedè di poco la proclamazione del Bonaparte a primo Console a vita (2 agosto 1802), e quindi più tardi a Imperatore dei francesi (18 maggio 1804). Il 2 dicembre dello stesso anno Pio VII, sollecitato insistentemente dal Bonaparte, assistè alla sua incoronazione in Parigi. Parvero tornati i tempi di Carlomagno e di Carlo V.

La repubblica italiana non volle esser da meno di quella francese, e gli offrì la corona di re (17 marzo 1805). L'accettò di buon grado, e recossi a Milano per celebrarvi la incoronazione come re d'Italia. Non aspettò che il cardinal Caprara arcivescovo di Milano gli ponesse sul capo la corona ferrea, ma, come a Parigi quella imperiale, la cinse da sè pronunziando queste orgogliose parole: Dio me l'ha data, guai a chi la tocca!» (26 maggio): il duomo di Milano echeggiò di frenetici evviva. Al governo del regno italico prepose con titolo di vicerè il figliastro Eugenio di

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