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Come vecchiezza. Il canto
Che la lesbia fanciulla,

Abbandonata amante, ultimo disse,
Tu divinasti con più grave pianto;
Mai di conscie faville

A te non lampeggiar care pupille.
O spirito salito

All Amore infinito,

Chi ti persegue d'una vil rampogna,
Perchè mentre il mortal velo t'involse
Disdegnasti menzogna,

E con fulgido verso in su lo schietto
Labro sempre venia l'intimo petto?
Generoso infelice,

Maledetto colui ch'empio ti dice!
Se per deserto strano

Il dubbio ti traea senza riposo,
Moria tremulo e lento

In arcana mestizia il tuo lamento.
Per precipite via

Se più dal sacro Ver givi lontano,

Non fu bestemmia il disperato accento;
E l'affetto il volgeva in armonia
Che al Cielo risalia.

Ed oh che santa carità ti prese
De la nativa terra!

E oh come irato il carme

Con impeto di guerra

Suonò vendetta ed arme!

Pietosamente a noi per fermo il Cielo

Te concedeva quando

(Spettacol miserando)

D'oziosa sventura Italia bruna,

Più non parea nessuna

Sentir vergogna di sofferte offese,

Incitator d'imprese

Che faccian forza a cosi rea fortuna;
Faranno, e allor che in Libertà riscossa
L'altera donna fia che in basso è volta,
E a cui sacrasti ingegno

E duolo e speme e sdegno.

Te certo ella porrà splendido segno
Fra i gloriosi che le infuser possa,
Se fatta ignava e stolta,

Servitù non l'aspetti un'altra volta.

(Dalle Poesie, ediz. Le Monnier, 1852, pag. 163.)

NICCOLÒ TOMMASEO.

Nacque in Sebenico (Dalmazia) ai 9 d'ottobre 1802, di famiglia dalmata, il cui nome Tommasich si cangiò in Tommaseo. Studio moltissimo e a suo talento, insofferente di troppa disciplina, finchè andò a studiare giurisprudenza a Padova nel 1818, laureandosi nel '22. Conobbe in questo tempo il Rosmini, suo condiscepolo, che poi l'ospitò generosamente.1 Viveva miseramente, traducendo e scrivendo pe' giornali. Tornò per breve tempo a Sebenico, ma si sentiva sempre più attratto verso l'Italia. Stato qualche tempo a Milano, ove avvicinò il Manzoni, si tramutò indi a Firenze, ed ebbe fraterna amicizia col Vieusseux, pel quale lavorò nell'Antologia, e compilò il Dizionario dei sinonimi, ristampato più volte da poi (1a ediz., Firenze, Vieusseux, 1830; ultima, Milano, Vallardi, s. a.). Ma per

un suo articolo sul Pausania del Ciampi ove erano allusioni alla Polonia, e per altro non suo, che feriva la Russia, l'Antologia venne soppressa, ed egli fu nel 1833 obbligato a lasciar Firenze.2 Aveva ottenuto per mezzo del p. Pendola di stare in Lucca, ma andò in Francia: di questa sua dimora ci lasciò ricordo in Fede e Bellezza (Venezia, Gondoliere, 1840): romanzo tra il mistico e l'erotico, che il Manzoni definì un pasticcio di venerdi santo e di giovedi grasso, e che fu fieramente criticato dal Cattaneo, il quale giudicò dovesse intitolarsi piuttosto : Fede e Peccati, ovvero Una turpe e lunga strada per trovar marito.3 A Parigi pubblicò varj scritti: le Relazioni degli ambasciatori veneti sulla Francia, tradotte in francese, e due volumi Dell' Italia (1835), ai quali dette il titolo di Opuscoli inediti di F. Girolamo Savonarola, « perchè il libro passasse inosservato i confini, ma colla particolare intenzione di far conoscer meglio l'Italia ai Francesi, i quali si inspirano in

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Una sua curiosa lettera di separazione dal Rosmini è da vedere in G. BONOLA, Carteggio fra Manzoni e Rosmini, Milano, Cogliati, 1900, pag. 362.

2 Per questo fatto e per altre ulteriori brighe colla polizia toscana, vedi E. DEL CERRO, Misteri di polizia, Firenze, Salani, 1890, pag. 263. 3 Op. edit. ed ined., I, 114: vedi su questo romanzo A. ALBERTAZZI, in Riv. d'Italia, 15 novembre 1898.

lei, come in visione mitologica gli scolari di umanità.»>1 Da Parigi andò a Nantes, da Nantes in Corsica (1838), e ad Aiaccio raccolse le Lettere di Pasquale Paoli, che formarono poi un volume dell'Archivio storico (Firenze, Vieusseux, 1846), i Canti popolari corsi, che pubblicò insieme con quelli toscani, greci e illirici (Venezia, Tasso, 1841), aprendo la via in Italia a quanti dopo di lui si consacrarono allo studio della poesia popolare. Per l'amnistia concessa dall'imperatore tornò in Venezia, e vi rimase dal 1839 al 1849. Pose allora a stampa quattro volumi di scritti (Venezia, Gondoliere, 1838-1841), contenenti: Memorie poetiche e Poesie, Della bellezza educatrice, Dizionario estetico, Nuova proposta di correzioni e di giunte al vocabolario. A questi seguirono due vo lumi di Studi critici (Venezia, Andruzzi, 1843). Lesse all'Ateneo veneto (30 dicembre 1847) un discorso sulla censura, e trattò in un volumetto delle Nuove speranze d'Italia (Firenze, Le Monnier, 1848). Fu arrestato il 19 gennaio 1848: liberato nel marzo dal popolo, fece parte del governo provvisorio col Manin, ebbe il Ministero dell'istruzione, e venne poi mandato in missione a Parigi. Dopo la caduta di Venezia, esulò a Corfù, mezzo cieco, senza libri. Ammalatosi, ebbe cure pietose da Diamante Pavello vedova Artale, che fu poi sua moglie (3 luglio 1851), e che è ritratta da lui nello scritto Moglie e madre. In Corfù difese il nome italiano e combattè la pena di morte, argomento sul quale tornò anche da poi con un libro speciale, scrivendo il Supplizio d'un italiano in Corfù (Firenze, Barbėra, Bianchi e C., 1855). A Corfù aveva già composto in francese l'opera Rome et le monde (Capolago, 1851) profetando la caduta del potere temporale dei papi, e il trasferimento della sede in una Roma nuova. Nel '54 si stabili a Torino, ove imprese pel Pomba il gran Dizionario della lingua italiana. Le lettere e gli scritti di argomento politico e vario (1849-59) spettanti a questo periodo, riunì poi in tre volumi: Il secondo esilio (Milano, Sanvito, 1862). Nel 1860 fu eletto deputato, ma rinunziò quest' ufficio, come quello di senatore e ogni altro pubblico, lieto dell' Italia risorta, ma facendo parte da sè, e spesso fieramente nè sempre giustamente censurando uomini e cose. Nel 1861 si stabili in Firenze, e tormentato dalla cecità, che gli durò per tutto il resto della vita, non cessò mai di lavorare e dettare. Visse più triste dopo la morte della moglie (settembre 1873), cui seguì poco dopo nella tomba (1o maggio 1874), riposando al suo fianco nel camposanto di Settignano presso Firenze. Volle esequie semplici; ma solenni gli furon rese in Santa Croce. Gli furono innalzate statue a Settignano, a Ve

1 Su questo scritto, vedi T. MASSARANI, nel vol. sul Monumento a Scbenico, cit. più oltre, parte II, pag. 36 e segg.

Vedi G. BARBARO, N. T. ministro, ec., Venezia, Naratovich, 1882; J. CABIANCA, N. T. a Venezia, negli Atti dell' Istit. veneto, 1874-75.

3 Le onoranze funebri a N. T. il 2 e il 7 maggio in Firenze, Relazione, Firenze, Galileiana, 1874.

nezia in Campo San Stefano e a Sebenico. I suoi manoscritti, morto il figlio Gerolamo, si trovano, per donazione della figlia monaca, nella Nazionale di Firenze.

Le molte sue opere, oltre quelle cui già accennammo a suo luogo, raggrupperemo secondo i varj generi notando per primi gli Scritti di religione: Preghiere cristiane, Padova, 1823, Milano, Agnelli, 1870; Preghiere nuziali, Trieste, 1844; Lettere di Santa Caterina da Siena, Firenze, Barbèra, 1860; I santi Evangeli col comento che da scelti passi de' Padri ne fa Tomaso d'Aquino, Milano, Civelli, 1866. Scritti di morale ed educativi: Studi filosofici, Venezia, 1840; Sull'educazione, desiderj, Firenze, Le Monnier, 1846; Studi morali, Milano, 1858; La donna, Milano, Agnelli, 1868; Dizionarietto morale, Firenze, Le Monnier, 1867; Doveri e dritti d'ogni buon italiano, Milano, 1871. Scritti politici: La pace e la confederazione italiana, Torino, Franco, 1859; Il segreto dei fatti palesi seguiti nel 1859, Firenze, Barbèra, 1860; Il Parlamento e l'Italia, Firenze, Cassone, 1865; Stanislao Bechi, commemorazione, Firenze, Barbèra, 1864; Del matrimonio civile, lettera, Torino, 1865. Scritti di filologia: Il Perticari confutato da Dante, Milano, Sonzogno, 1825; Intorno all'unità della lingua, discorso letto alla Crusca, Firenze, Cellini, 1868; Dizionario della lingua italiana, Torino, Pomba, 1856 e segg.; Letture italiane di civile moralità, Milano, Pagnoni, s. a.; Commento a Dante, Venezia, 1837, e poi Milano, Pagnoni, 1869; Nuovi studi su D., Torino, Artigianelli, 1865; Esercizj letterari, Firenze, Le Monnier, 1869; Ajuto all'unità della lingua, Firenze, Le Monnier, 1874. Scritti di letteratura e di critica: Dizionario estetico, Venezia, 1840 (ristampato e ritoccato sino all'ediz. Firenze, Le Monnier, 1867); Intorno a Ugo Foscolo, Prato, Guasti, 1847; Studi critici, Venezia, 1843; Antonio Rosmini, Torino, 1855; Bellezza e civiltà o delle arti del bello sensibile, Firenze, Le Monnier, 1857; Ispirazione e arte, ibid., 1858; Il serio nel faceto, ibid., 1868; Di G. P. Vieusseux, e dell'andamento della civiltà italiana in un quarto di secolo, Firenze, Polverini, 1863, Cellini, 1869; Storia civile nella letteraria, Torino, Loescher, 1872. Poesie e romanzi: Memorie poetiche e poesie, Venezia, 1838; Il Duca d'Atene, Parigi, 1837, Milano, 1857; Poesie, Firenze, Le Monnier, 1872. Molti sono poi gli scritti sparsi in strenne o effemeridi letterarie e politiche. Inediti, ma per volontà dell'autore, da pubblicarsi dopo cinquanta o più anni dalla morte, rimangono molti scritti, specialmente politici, e il carteggio: di questo però, abbiamo, oltre pubblicazioni spicciole, due raccoltine di CAMM. TOMMASI, Firenze, Cellini, 1874, e di GIOV. LANZA, Milano, Carrara, 1878: altre lettere raccolse G. BIADEGO, Giovanni Sauro e N. T., Verona, Franchini, 1896.

1 Vedi P. MAZZOLENI, N. T. e il suo monum, a Sebenico, Zara, Artale, 1897, con scritti di varj autori; e l'Appendice a questa pubblicazione, Sebenico, Mazzoleni, 1899.

Una scelta di suoi scritti col titolo: La educazione morale, religiosa, civile e letteraria fece G.FALORSI (Firenze, Barbèra, 1895). Col titolo Mente e cuore il signor P. COLLOREDO-MELS raccolse Pensieri e giudizj dagli scritti di lui (Firenze, Barbèra, 1891).

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Fu d'ingegno potente e versatilissimo. In prosa il suo stile è un po' artificioso e disuguale; ma ricco di accorgimenti artistici, numeroso e colorito. In poesia, anche per la metrica, ebbe un'impronta grande d'originalità, varietà d'argomenti e profondità psicologica: la poesia a Una serva è delle migliori di genere narrativo che siensi scritte in questi tempi; talune liriche per novità di soggetto e abilità di scrutar l'intime latèbre dell'animo, non hanno altre che le uguaglino. Come filologo, ebbe grande valore, accoppiando l'erudizione varia all' acutezza nel determinare e distinguere le ragioni e proprietà della lingua; più che molti toscani, ebbe conoscenza della proprietà e vivezza del toscano parlato. Del suo merito come lessicografo discorsero specialmente il Guasti e il Camerini. Nella critica senti e seppe far sentire altrui la grandezza e la bellezza vera degli scrittori insigni e delle loro opere: ma spesso fu troppo indulgente ai mediocri, e acre con altri, come il Foscolo, il Leopardi, il Niccolini, sì da parere insofferente della loro rinomanza. Così come nella vita fu or altiero ora umile, or benigno ora intollerante, nei suoi giudizj è spesso in contradizione con sè e cogli altri, e col sentir de' tempi.

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Menò vita onestissima, sentendo alto e vivo il culto ideale della donna e della famiglia, laboriosissimo fino all'ultimo giorno, largo di soccorsi e di consigli a chi ricorreva a lui. I suoi concetti religiosi e politici bene espresse quando si volle dire non cattolico liberale, ma cattolico e liberale. Il Tabarrini scrisse: I suoi sentimenti inclinavano alle forme del governo popolare; ma nel suo concetto, quanto più s'allargavano gli ordini della città e più avrebbe voluto che si stringesse la disciplina austera del dovere. »5 Ci piace riassumere colle parole di G. Barzellotti il giudizio sull'uomo e sull'opera sua: « Quest'uomo singolare che abbraccia colla sua vita la maggior parte del periodo letterario ora quasi finito, ne riflette colla sua attività multiforme tutte le tendenze varie, opposte, cozzanti: il culto religioso dell'antico e la febbrile impazienza del nuovo; il dubbio e la fede; l'istinto

1 Sulla prosa del T. vedi R. BONGHI, Lettere critiche, Napoli, Morano, 1884, pag. 57.

2 Vedi E. PANZACCHI, I T. poeta, in Teste quadre, Bologna, Zanichelli, 1881, pag. 185; E. BRAMBILLA, Le poesie di N. T., in Studj letter., Milano, Galli, 1892, pag. 137; L. ROMAGNOLI, Poesie e romanzi di N. T., in Ateneo veneto, luglio-agosto 1900; E. NENCIONI, in Saggi crit. lett. itul., Firenze, Le Monnier, 1898, pag. 323.

3 Profili letterari, Firenze, Barbèra, 1870, pag. 515.

Vedi G. FALORSI, Dell'animo di N. T., nella Rivista universale, maggio 1874.

Vite e ritratti d'italiani illustri, Firenze, Barbèra, 1884, pag. 349.

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