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di ricercare i fini vi siete messi a ricercare le nostre origini, sostituendo alle immaginazioni la base solida de' fatti, ed in una nuova storia delle forme avete preparata una nuova storia dello spirito umano. Voi avete superati i limiti della nostra antica cultura, ritirandoli nel regno delle favole, dalle quali avete fatto emergere la verità (applausi): voi avete ritrovati nuovi termini di comparazione e nuovi criterii; voi, uomini modesti, siete i precursori di una scienza che rinnoverà la cultura.

Io ringrazio con tutta l'espansione e con calore di ani'ma gli ospiti illustri, che hanno lasciato tra noi un vestigio indimenticabile, finchè l' Italia amerà l'arte e la scienza; e invito tutti a bere al progresso della scienza rinnovatrice, della scienza detronizzatrice delle favole e de' sogni (applausi fragorosi).

Avendo il prof. Benfey riassunta, nel suo discorso, la storia italiana, il Ministro rispose:

Dopo l'eloquente discorso dell' illustre professore Benfey io non posso rimanere in silenzio. E gli rendo grazie di questa storia ammirevole, che egli ha fatto d'Italia ricordando le glorie de' nostri antenati. Anche due giorni fa in casa d'un nostro simpatico ed illustre artista1 un altro illustre uomo, ch'io chiamerò Renan tout court, ou bien Renan sans epithète, parce que Renan est Renan ed il suo nome basta, (applausi) ha ricordata la nostra storia con una simpatia, di cui tutti gli dobbiamo esser grati.

Ed ecco ora il nostro professore alemanno ricantarci le stesse lodi, e parlarci della rinascenza, e dire i vanti de' nostri maggiori. Mai l'idioma tedesco non m'è giunto cosi dolce all' orecchio e cosi fluido come ora, pronunziato da lui. La sua alta intelligenza avvezza a' più difficili problemi della filologia, ha cavato da lui così, allo improvviso, una lezione sulla nostra storia, che ha istruito

1 Ernesto Rossi.

e dilettato tutto l' uditorio; ed io posso dire di lui col poeta, che

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Più che mel dolci d'eloquenza i fiumi! (applausi).

Pure io dirò con quale sentimento noi popolo nuovo accogliamo queste lodi. C'era una volta un popolo italiano, che, accoccolato nel suo dolce far niente, andava in sollucchero quando i forestieri venivano qui a cantargli le lodi degli avi, e lo vantavano il popolo della rinascenza, il gran popolo, che ha ritrovato quello che, Greci avevano creato; ed è stato maestro dell' Europa, ed ha esercitato un' egemonia intellettuale, come ricordava ora il mio vicino, il mio egregio professore Benfey. Ma queste lodi oggi non ci bastano più; direi anzi che ci fanno male. Noi oggi ci sentiamo un popolo vivo, e vogliamo vivere d' una vita nostra, e vogliamo divenire un popolo moderno, e ci sentiamo uno con voi e vogliamo vivere della vostra vita (grandi applausi). Voi ve ne accorgete perchè vedete con quanta simpatia noi vi abbiamo accolto e come ci sentiamo tutti amici: c'è un legame, che ci stringe ormai, c' è tra noi parentela intellettuale (fragorosi applausi). Dunque, o signori, voi venivate un giorno a visitare non noi, ma i nostri musei, le tracce de' nostri antenati (applausi); ed ora noi speriamo mostrarvi che non vogliamo più ricordare la storia del nostro passato; ma la storia vogliamo farla noi (acclamazioni)!

FINE.

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VIA ROMA, 102 E 103.

Francesco De Sanctis

Studio o Saggio Critico sul Petrarca Storia della Letteratura Italiana

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