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sdruccioli impazienti, accavallantisi, appena frenati dalle rime. Qui è la grandezza monumentale di questa poesia.

Tale è questo mondo epico-lirico, sbucciato tra le maggiori violenze della reazione, purificato e sublimato dal Manzoni, riconciliato col mondo moderno, penetrato delle impressioni e delle tendenze contemporanee, contenuto romantico in forma classica, ispirato più dalla Bibbia che dal Medio Evo, dove l' ideale più inaccessibile alla immaginazione par fuori con una precisione ed evidenza di contorni, con una misura di sentimenti, con un senso del terrestre così intimo e pregno di affetto, che rivelano nel giovine idealista la più viva e profonda coscienza del reale, uno spirito nel suo entusiasmo e nelle sue sintesi positivo, storico, finamente analitico. Da questa temperanza di elementi dovea uscir fuori il suo capolavoro, i Promessi Sposi, cioè a dire, questo suo mondo epico-lirico calato in tutta la varietà e ricchezza 'della vita.

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POCHE PAROLE

INNANZI AL FERETRO DI BASILIO PUOTI

Concedete, o giovani, a me discepolo di Basilio Puoti, che io qui esprima il dolore di tutti i suoi discepoli. Concedetelo a me; chè in questo punto io son discepolo come voi siete, e piango anche io la morte del mio maestro. E poi che una stessa sventura ha resi tutti uguali, ed uno stesso dolore strazia il nostro animo; la mia voce mostrerà al di fuori quello che tutti sentite nel vostro cuore, ed io dirò con parole quello che voi esprimete col pianto.

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In questo punto noi non pensiamo a far le sue lodi; chè non ci conviene a noi, nè ci consente il grave dolore di lodare il nostro maestro in vita l'abbiamo lodato onorandolo, in morte lo loderà il nostro pianto. Piangeremo insieme, e le nostre lagrime diranno abbastanza, in quanto pregio ed amore avemmo Colui, che ahi! non sarà per noi più che una cara e santa memoria. Se ora poteste voi parlare ad uno ad uno, se, oltre la cagione che avete comune con tutti, poteste venir qui a dire la privata cagione del vostro dolore; ciascuno avrebbe un beneficio a rammentare, qualche tratto di bontà o d' affezione a narrare, qualche opera generosa a rivelare: tutti al nome di maestro verreste qui ad aggiungere il nome di amico e di padre. Si certamente basta gli altri chiamarli Maestri; chiameremo

Basilio Puoti nostro Maestro, nostro Amico e Padre. Questo nome di Maestro disprezzato già tanto quanto il nome che a voi si dà, o giovani, egli lo ha reso nobile e caro nome, aggiugnendo ad esso, quanto di affettuoso ha l'amicizia, quanto di venerando ha l'amore di padre.

Giovani, noi eravamo avvezzi starci nelle scuole tremanti innanzi al Maestro : nulla era comune tra noi altro che l'insegnare e l' imparare per abitudine: ci si insegnava senza amore, imparavamo senza piacere. Lui la prima volta abbiamo veduto sorriderci sempre benignamente, parlare dimesticamente con noi come si fa con amici; incollerirsi anche talvolta reso dall' amore impaziente, e poco di poi della sua amorosa impazienza chieder perdono a' suoi discepoli. Lui la prima volta abbiamo veduto insegnare amando, e render la scuola una gara di amicizia e di affetto. Quanti compagni miei nell'intimo del loro cuore si ricordano ora dolorosamente di quei tempi felici, e dicono ne' sospiri: niuno ci amerà, quanto egli ci amava! Quanto ci ha amati! Noi eravamo il suo mondo; l'ambizione, i desiderii, le passioni, che mai non si appagano nel mondo, eransi in lui acquetate in mezzo a noi. Nulla desiderò, nulla ambi altro che amandoci di essere amato da noi; e quando talora la sua fronte offuscata mostrava l' affanno dell' animo suo, bastava a rasserenarla vedersi intorno i suoi cari giovani, poter lavorare con loro. La fatica eragli rifugio a' suoi tristi pensieri, e a fargli dimenticare le cure e le noje bastava aver compagni alla fatica i giovani. Dio! E non siamo potuti bastare a render la calma al suo animo da recenti sventure contristato? E le amarezze della vita hanno dovuto potere più che tutte le nostre cure? Ed abbiamo dovuto vedercelo così inaspettatamente sparire davanti? Quante cose dovevamo dirgli ancora! Quanti si dolsero alla improvvisa notizia di non aver potuto vederlo, parlargli l'ultima volta, rice

vere le ultime parole e gli estremi ricordi del padre loro! Ma confortatevi: egli vi avea tutti presenti innanzi agli occhi; e vi sarà caro udire gli ultimi detti che indirizzo a tutti i discepoli suoi ed amici. Non posso con la parola, egli disse, col cuore io vi ringrazio: voi sapete quanto io vi amo. Vorrei che queste parole non le dimenticaste giammai: io le ricorderò sempre. Tutta la sua vita fu amore: io vi amo fu l'ultima parola della sua vita. Ah! se qualche cosa potè confortarlo nel suo passaggio, fu il sentirsi certo che noi l' amavamo anche noi; e maggiore stato sarebbe il suo conforto, se avesse potuto intendere quanto tutto il suo paese lo amava. Quale spettacolo, o giovani! Tanti uomini qui raccolti, diversi di età, d' indole, di ricordanze, hanno in questo punto l'aspetto di un uomo solo che piange sopra la morte del suo benefattore. E poi che le sue cure non sono rimase rinchiuse ne' termini di questa città, poi che non ci è terra alcuna nel nostro regno, dove non sieno uomini stati suoi discepoli, stati beneficati da lui; certo io sono che quando i nostri occhi pel troppo piangere saranno stanchi di lagrime, esse ricominceranno abbondanti, dove giungerà la notizia di tanta sventura.

Ma se noi niuna consolazione ricever possiamo, consolerà il nostro paese il pensare, che tutto non è morto di lui. Vivono ancora i suoi pensieri, le sue lezioni; vive l'opera sua: e se egli è vero, come tutti diciamo, se egli è vero, che la sua memoria rimarrà sempre viva nel nostro cuore, qui tutti giuriamo di esser concordi a mantener viva quest'opera. Quest' opera è stata il pensiero di tutta la vita sua: pochi di innanzi al morire tra consolato e mesto ei ci parlava di quello erasi fatto, di quello rimaneva ancora a compiere. Noi la continueremo tutti; a quest' opera volgeremo i nostri sforzi comuni, a questa nobile opera di scrivere nella bellissima nostra lingua con verità ed amore, con quell' amore di cui egli è stato a' nostri giorni sì raro

esempio, con quella verità, della quale egli era sopra ogni cosa amantissimo: chè mai in lui la parola è stata menzogna, mai non è stata diversa dal suo pensiero, nè mai si è rimaso contento solo a dire, che non abbia ancora voluto, amato, fatto quello che ha detto. A questa opera tutti egualmente intesi, resti il suo nome come legame di amicizia tra noi; i giovani il ripetano sempre con venerazione ed ossequio; e quando insegnando sentiremo il bisogno che i nostri cuori corrispondano tra loro prima che le nostre menti, e noi pronunzieremo il suo nome. Cosi potremo alquanto illudere il nostro dolore, e creder talvolta che egli viva ancora, e continui a esser nostro maestro; e in noi, o giovani, vedrete non i vostri maestri, ma suoi discepoli più antichi di voi, e che da questo altro vantaggio non traggono, che di averlo amato prima di voi, e di poterlo sempre amare insieme con voi.

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