Page images
PDF
EPUB

e se tu prendi come cosa seria questa roba, guarda il Settembrini che ti fa il risolino. Lascia dunque il sistema, e le tante contraddizioni e l'idea fissa e il difetto di coesione e la dissertazione sul contenuto, e vieni con me a ringraziare il Settembrini in nome della vecchia e della nuova generazione che abbia regalato all'Italia un cosìi bel libro, dove tutto ciò che una parte degl'italiani ha pensato e sentito per lungo tratto di tempo si trova rappresentato con l'anima dell'artista, col cuore del patriota.

I morituri vi salutano, o giovani, e si tirano indietro; ma voi, se de' vostri padri vi sentite degni, avanzatevi sulla scena a capo scoperto, e studiateli, comprendeteli, ammirateli prima: li giudicherete poi.

Io mi spavento quando penso che grave mole di studii e di lavori resta tutta intera sul capo della nuova generazione.

Per non parlare che solo della storia della nostra letteratura, se la non dee essere un viaggio artistico, sentimentale, estetico, se dee essere un serio lavoro scientifico, in tutte le sue parti esatto e finito, non potea farla il Settembrini, e non può farla nessuno oggi.

Un lavoro è un problema che non si può risolvere senza i suoi dati, o presupposti. Una storia della letteratura è come l'epilogo, l'ultima sintesi di un immenso lavoro di tutta intera una generazione sulle singole parti.

Tiraboschi, Andres, Ginguené sono sintesi del passato. Oggi tutto è rinnovato, da tutto sbuccia un nuovo mondo, filosofia, critica, arte, storia, filologia.

Non ci è più alcuna pagina della nostra storia che resti intatta. Dovunque penetra con le sue ricerche lo storico e il filologo, e con le sue speculazioni il filosofo e il critico. L'antica sintesi è sciolta. Ricomincia il lavoro paziente dell'analisi, parte per parte.

Quando una storia della letteratura sarà possibile?

Quando questo lavoro paziente avrà portata la sua luce in tutte le parti; quando su ciascuna epoca, su ciascuno scrittore importante ci sarà tale monografia o studio o saggio, che dica l'ultima parola e sciolga tutte le quistioni.

Il lavoro di oggi non è la storia, ma è la monografia, ciò che i Francesi chiamano uno studio.

Gl'impazienti ci regalano ancora delle sintesi e dei sistemi, sono stanche ripetizioni, che non hanno più eco. La vita non è più là. Ciò che oggi può essere utile, sono lavori serii e terminativi sulle singole parti, e se la nuova generazione vuole dubitare e verificare, ottimamente! si mette sulla buona via; ripigli tutto lo scibile parte a parte e riempia le lacune, che ce n'è moltissime, ed apparecchi una condegna materia di storia.

Vedete quanta è la nostra povertà.

Una storia della letteratura presuppone una filosofia dell'arte, generalmente ammessa, una storia esatta della vita nazionale, pensieri, opinioni, passioni, costumi, caratteri, tendenze; una storia della lingua e delle forme; una storia della critica, e lavori parziali sulle diverse epoche e su' diversi scrittori.

E che ci è di tutto questo? Nulla, o, se v'è alcuna cosa importante, è per nostra vergogna lavoro straniero.

Noi abbiamo una filosofia dell'arte tutta d'accatto o senz'applicazione, e le cose sono a tale, che non sappiamo ancora cosa è la letteratura e cosa è la forma, come appare dal libro del Settembrini. Su nessuna arte è stato scritto niente di serio, non sulla pittura, non sulla musica, e neppure sulla poesia. Abbiamo vuote generalità, niente che sia frutto di alta speculazione filosofica o di serie investigazioni storiche.

Una storia nazionale, che comprenda tutta la vita italiana nelle sue varie manifestazioni, è ancora un desi

derio. Quello che abbiamo rimane a infinita distanza da questo ideale.

Chi pensi gl'importanti lavori fatti da parecchie nazioni sulle lingue e i dialetti, maraviglierà come in Italia, dove questi studii ebbero origine, stiamo ancora disputando se la lingua dee prendersi da' vivi o da' morti, e quale sia una forma di scrivere italiana, e niente ancora abbiamo che rassomigli ad una storia della nostra lingua e de' dialetti, dove. siano rappresentate le varie forme, che la lingua e il periodo ha prese nelle diverse epoche.

Anche de criterii critici che hanno guidato i nostri scrittori e artisti manca una storia. Ogni scrittore ha la sua estetica in capo, un certo suo modo di concepire l'arte, e le sue predilezioni nel metodo e nell'esecuzione. E ne nasce una interessantissima storia della critica italiana da Dante sino al Leopardi.

E mi dolgo soprattutto che presso noi sieno così scarse le monografie o gli studii speciali sulle epoche e sugli scrittori. I nostri concetti sono vasti, inadeguati alle nostre forze; e più volentieri mettiamo mano a lavori di gran mole, da cui non possiamo uscir con onore, che a lavori ben circoscritti e ben proporzionati a' nostri studii. Così niente abbiamo ancora d'importante su nessuno de' nostri scrittori, e abbiamo già molte storie della Letteratura. Presso gli stranieri non ci è quasi epoca o scrittore che non abbia la sua monografia, e questo genere di lavoro vi è tenuto in grandissima stima. Cosa abbiamo noi sopra Machiavelli, o Guicciardini, o Sarpi, o Ariosto, o Folengo, o Tasso? Dello stesso Dante cosa abbiamo che sia conforme al progresso della scienza? Sono campi ancora inesplorati, dove tutto è a fare. Peggio ancora se ci volgiamo a' tempi moderni, dove viviamo di giudizii e di criterii tradizionali e mal concordi, e non sappiamo ancora chi è Foscolo, o Niccolini, o Giusti, o Berchet, o Balbo, o Gioberti, o simili. Fino de' Sommi, del

Manzoni e del Leopardi non si è scritto ancora uno studio di qualche valore. Quanta e quale materia per la nuova generazione!

Una storia della letteratura è il risultato di tutti questi lavori; essa non è alla base, ma alla cima; non è il principio, ma la corona dell'opera.

In tanta povertà, cosa può essere una storia della letteratura? Una informe compilazione piena di lacune, e d'imprestiti e di giudizii superficiali e frettolosi e partigiani.

Il men peggio è quando un artista, come il Settembrini, faccia almeno una esposizione animata e popolare, la quale sia ella medesima una bella pagina aggiunta alla storia della nostra letteratura.

.

LA CRITICA DEL PETRARCA

È uscito testè a Parigi un bel volume sul Petrarca, ed è uno studio d'A. Mézières, professore di letteratura straniera alla Facoltà di lettere.

È un libro scritto senza enfasi, con semplicità e vivacità, e che tu leggi intero d'un tratto come un ro

manzo.

E lo diresti quasi un romanzo psicologico, dove sono indovinati e presentiti molti misteri dell'animo, che danno la spiegazione di parecchi fatti. A questo genere di storie intime il genere francese è acconcissimo, ajutato anche dalla lingua che esprime le più delicate e fuggevoli gradazioni della vita interiore.

Un lavoro simile si può fare con molta esattezza sul Petrarca, non essendo il Canzoniere che il ritratto della sua anima, e trovandosi nelle sue opere, e specialmente nelle Lettere la sua vita rappresentata, direi, giorno per giorno. Il Mézières non è quasi sorta di studii che non abbia creduto suo debito di fare per sorprendere i secreti di quella nobile vita, ed oltre i documenti già noti, di cui una ricca collezione è nella Biblioteca del Louvre e nella Biblioteca imperiale di Parigi, ha avuto innanzi la raccolta completa delle Lettere familiari del Petrarca, pubblicazione diligente del benemerito Fracassetti.

Anzi è proprio questa pubblicazione, che ha dimostrata al Mézières l'opportunità di un altro lavoro sul Petrarca, oltre i già noti del De Sade e del Ginguenė.

« PreviousContinue »