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The following Tranflation into Italian is the production of an ingenious Gentleman and great admirer of English Literature, in the ftudy of which he has made a very confiderable progress, the Signor ABBATE CROCCHI of Sienna in Tuscany. A perfon who lately travelled through that country, and, at his earnest request, obtained a copy of it from the Author, efteems himself happy in an opportunity of teftifying his grateful remembrance of the pleasure, which, during his refidence at Sienna, he enjoyed in the society and friendship of Signor CROCCHI, and hopes it may on this occafion prove no unacceptable préfent to the Public, or unpleafing addition to the Editor's plan of collecting the best Tranflations of this admired Poem.

ELE GI A.

IL Bronzo vespertin con flebil rombo

Gia s'ode tintinnir; dal firmamento

Sparito il dì, cade la notte a piombo. Sciolto dal giogo il bue con paffo lento Va mugghiande pel campo, e l'aratore A cafa ciondolon fen' riede a stento, E al bujo, e a me ne lafcia il mondo ; e fuore Sparifce il verde fuol; full' aria refta Cupo filenzio in tenebrofo orrore,

Se non là dove il Calabrone infesta

Colle ali fue ronzanti, e al fonno invita

De' campanacci-il fuon per la foresta ;

Se non là dove d' Ellera veftita

S'alza la torre, e ftupida Civetta

Colla luna fi duol, fe la romita

Sua cafa nel paffar qualcuno infetta.

Sott' olmi fcabri, e all' ombra di quei taffi

Dove la terra fquallida, e negletta

In mucchj fi folleva e dove faffi

Polve a tocco leggier, ruftica gente

D'angufta foffa in fen fepolta ftaffi.
Non l'aura del matin, che dolcemente

Spira, non rondinella, che in fuo tetto
Inteffutto di fien canta dolente ;

Non del Corno il romor, che dirimpetto

Echeggia, e non del Gallo acuto canto Rifveggliar la potrà dal cupo letto, Arder per lei più non vedraffi intanto L'accefo focolar, nè la Cafiera

La cena preparare a quello accanto.

I

I figlj più non anderanno in schiera
Sulle ginocchia al genitor rampone

Per divider fra loro i baci a fera.

Sotto l'adunca falce, in fua stagione
Cadde la meffe, e o! che con lieto cuore
Traffero al campo i buoi da sua magione
Per rompere le zolle! o! quale ardore
Moftrarono in tagliar le annofe piante,
Che a' colpi non reggea natio rigore!
Quì non fi faccia ambizione avanti.
Di quefti a difprezzar l'util lavoro,

Lor rozze gioje, e lor deftin mancante ;
Ne quei che fon ricchi d'argento e d'oro
De' poveri la pura, e breve iftoria

Con forrifo inuman credan difdoro

H 3.

Alla

Per difonore, poeticè.

Alla tomba foltanto della gloria

Conducono le vie ; la

pompa,

i fafti

E potenza e beltà vanno in baldoria: E tu, che il tron fulla fuperbia alzasti,

Non imputar de' miferi ad errore

Se monumento alcun non ritrovafti Sulla lor tomba, dove più fonore

In lungo e dritto andron l'adorna volta Fa rifuonar le laudi al gran fattore. Forfe un bufto fpirante, e un' urna fcolta Può richiamare indietro al fuo foggiorno

Il fiato fuggitivo un' altra volta ?

Può dell' onor la voce in ftile adorno

Tacita polve rifvegliare, o puote

La morte intenerir, che venne attorno?

Chi fà che in quefte ofcure foffe ignote

Non sia fepolto un cuor di fiamme pregno,

Difcefe in lui dalle celefte ruote ;

Che

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